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L’International Baccalaureate (IB) raccontato da uno studente

educazioneglobale IB studentCome ben sanno i lettori di questo sito, l’International Baccalaureate o baccellierato internazionale è un diploma biennale valido per l’ammissione universitaria in più di 80 paesi del mondo ed equivalente all’Esame di Stato italiano. In un precedente post ho già spiegato come funziona l’IB.

Come fare per accedere al diploma IB? Le strade sono più d’una. Ci sono studenti che hanno fatto l’intero corso di studi sviluppato dalla International Baccalaureate Organisation fin dalle scuole elementari, iniziando con il programma PYP e proseguendo alle medie con il programma MYP. Vi sono studenti che sostengono il programma IB perché sono stati educati in una scuola internazionale di stampo americano o britannico (in quest’ultimo caso, in una scuola inglese che ha preferito adottare il sistema IB al posto degli A levels). Infine, alcuni studenti arrivano all’IB nel biennio conclusivo degli studi superiori, dopo aver fatto una parte di scuola superiore italiana, ossia un normale liceo.

Alcuni (ma devono essere molto bravi!) riescono a vincere la borsa di studio dei Collegi del Mondo Unito che consente loro di sostenere l’IB gratuitamente; altri fanno domanda per scuole all’estero, con boarding school (vitto e alloggio), pubbliche o private. In entrambe i casi occorre superare una selezione. Nel caso di scuole pubbliche, si sostengono solo i costi del boarding (e già non è poco, sia chiaro); nel caso di istituti privati occorre sostenere anche i costi delle rette didattiche. Tra quelle private, vi sono scuole gestite dalla EF Academy; ne scrivo poiché ho avuto modo di intervistare uno degli studenti di queste scuole, che ha fatto il percorso “ibrido” di scuola italiana seguita dall’IB.

Cosa vuol dire per uno studente affrontare questo programma? Come ci si prepara e quali sono i vantaggi e gli svantaggi? L’ho chiesto a Gianluigi Zito, uno studente italiano della provincia di Lecce che sta studiando al Campus di EF Academy ad Oxford. Buona parte di ciò che mi ha narrato, ovviamente, vale anche per altri percorsi IB presso altre scuole, organizzazioni e in altre parti del mondo, perché – ed è questo il bello di un tale percorso – si tratta di un percorso che alla fine prevede esami standardizzati, corretti anonimamente da persone diverse dai propri insegnanti.

Gianluigi, allora, cosa ti ha portato a scegliere l’IB? Chi te lo ha consigliato?

Ho preso ispirazione da mia sorella – che si è trasferita a studiare nel Regno Unito – ed ho deciso di lasciare i miei studi in Italia e, dietro suo consiglio, di optare per l’IB. Spero che l’IB mi dia più opportunità non solo nel Regno Unito, ma nel resto del mondo.

Perché hai scelto EF Academy?

Sono venuto a conoscenza di EF Academy sempre attraverso mia sorella. Pur non avendo visitato altri college inglesi che potessero offrire l’IB, ho preferito questa scelta per l’ambiente internazionale.

Da che tipo di scuola provieni?

Vengo da un normale Liceo Classico italiano.

Conoscevi già l’inglese ad un livello sufficiente ad intraprendere nuovo percorso di studi?

Assolutamente no. La conoscenza dell’inglese che avevo due anni fa non bastava a sostenere un nuovo percorso di studi.

Allora come hai fatto a migliorare il tuo livello linguistico?

Due parole: passione e sacrificio, altrimenti non sarei mai andato avanti. Prima di intraprendere questo nuovo percorso, ho passato gli ultimi mesi del liceo e il periodo estivo a leggere libri in inglese, dalla chimica alla letteratura inglese. Ovviamente con l’arrivo in Inghilterra, c’è stato un miglioramento sensibile.

Che impressioni hai avuto degli insegnanti IB? In che modo sono diversi da quelli che hai incontrato nel tuo percorso scolastico precedente?

Gli insegnanti IB sono veramente aperti al dialogo e alla conoscenza. Non smettono mai di insegnarti qualcosa, non importa se sei in classe, per i corridoi o a pranzo. Il luogo è irrilevante. Se gli dimostri le tue vere capacità, ti incoraggiano sempre, anche se la strada è lunga e pieni di ostacoli. Passando più tempo con loro, non solo nelle ore scolastiche ma anche nelle attività extra-curricolari, si può imparare molto di più che in classe, seguendo semplicemente lo schema didattico del giorno.

Quali corsi hai fatto? Qualcuno ti ha dato consigli su quali materia scegliere?

Durante la settimana introduttiva ho avuto l’occasione di “testare” diverse materie, a seconda di ciò che poi pensavo di studiare all’università, cercando di orientarmi nel modo migliore. Oltre ad inglese e alla letteratura italiana, mi sono focalizzato sulle materie scientifiche: ho scelto chimica e fisica avanzata e matematica standard. Ho anche scelto storia a livello standard.

Alla fine sei contento delle materie scelte oppure, con il senno di poi, cambieresti qualcosa?

Sono più che contento delle scelte fatte. Forse, se proprio dovessi cambiare qualcosa, oggi sostituirei storia con economia o business. Il motivo è che dopo aver ascoltato diverse persone che lavorano in campo scientifico, ho scoperto che, in certi casi, una conoscenza di economia o business può ritornare utile avanti col tempo.

Quale è la giornata-tipo dello studente IB?

Io abito presso una famiglia locale, per cui ogni giorno combatto con gli autobus per arrivare a scuola. Una volta arrivato, ci sono 15 minuti di “tutorial” prima che le lezioni inizino per divulgare informazioni e avvisi. Poi dalle nove fino alle quattro e mezzo abbiamo scuola (incluse due pause di 15 minuti e il pranzo). Alla fine della giornata scolastica, iniziano le diverse attività o club a cui ti sei iscritto. Ogni giorno, dopo la scuola, le attività cambiano. Se invece si è uno studente di secondo anno, come me, si preferisce tornare in camera a studiare o partecipare a lezioni extra per prepararti agli esami o ai test.

Non sarebbe stato meglio studiare in una scuola IB inglese invece che ad EF Academy con altri studenti internazionali? Quali sono i vantaggi e svantaggi di questa scelta?

Credo che quando si parte per l’estero, non sono solo importanti gli studi, ma anche le nuove esperienze e conoscenze. Stando a contatto con studenti provenienti da tutto il mondo ogni giorno si impara qualcosa di nuovo, anche dagli amici. Non smetti mai di sorprenderti di quante sfaccettature ha questo mondo. In fondo, se non si è capaci di comunicare con gli altri, la conoscenza è inutile. Insomma, una scuola internazionale ti forma molto, non solo dal punto di vista educativo, ma anche di vita. Un possibile svantaggio, in teoria, può essere quello di incontrare connazionali e, quindi, di non migliorare abbastanza il proprio inglese. Ovviamente, questo dipende più dello studente in sé che dalla scuola. Se sei pronto a metterti in gioco in fin dei conti non hai alcun tipo di “svantaggio”.

Sei a contatto anche con studenti extra-europei? Se si, di quali paesi e quali sono le caratteristiche che ti hanno colpito?

Ogni giorno sono a contatto con studenti di paesi anche extra-europei. Ho amici provenienti letteralmente da ogni angolo del mondo: Russia, Nigeria, Iran, Arabia Saudita, Hong Kong, Taiwan, Costa Rica, Argentina, Vietnam, Corea del Sud, Indonesia e la lista non finirebbe mai. In questi due anni, credo che mia abbia colpito come loro si siano integrati in un diverso contesto partendo da diverse culture e tradizioni di provenienza. Con la multiculturalità presente nel campus non puoi fare a meno di imparare qualcosa dagli altri studenti e di insegnare tu qualcosa a loro.

Cosa hai deciso di studiare all’università e perché?

All’università vorrei studiare Astrofisica. Non sono sicuro di saper spiegare perché. Presumo sia perché l’universo e ciò che è oltre e questo mi affascina. La terra è soltanto un minuscolo punto in un vastissimo campo di altri punti. Vedo l’universo come la culla tra il passato e il futuro della Terra.

A quale o quali università sei stato ammesso?

Dato che sto richiedendo l’ammissione ad università canadesi e americane non ho ancora nessuna risposta. Dita incrociate!

Qual è stata per te la difficoltà maggiore nell’andartene di casa?

Credo sia stata la giovane età. Quando partii per Oxford, avevo appena compiuto 16 anni. Praticamente un bambino. Non è stato facile, ma ho sempre dato il meglio di me stesso e ogni giorno non ho mai smesso di credere in me e in quelle persone che hanno creduto in me, conscio di ogni sacrificio fatto.

Hai suggerimenti da dare ad altri ragazzi che vogliono intraprendere il percorso IB?

Siate pronti ad affrontare nuove sfide ogni giorno. L’IB include aspetti del tutto assenti nel normale percorso italiano. Allo stesso tempo non abbandonate mai quello che avete già appreso, non saprete mai se un giorno potrà tornarvi utile.

 

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Comments

  1. Post molto interessante che a mio avviso avvalora la mia sensazione che non serva affatto investire/dedicare gli anni precedenti ad una scuola IBO x arrivare ad un diploma IB ai fini dell’ammissone alle università prestigiose. In fondo serve il titolo finale, nessuno chiede che tipo di elementari o medie sono state fatte prima.

    1. non sono d’accordo, è molto più importante partire con una buona base e questa inizia fin dai primi anni, vale la regola come quando si costruisce una palazzina, se le fondamenta sono solide ciò che viene dopo durerà per sempre. Lo studio e la lettura si coltivano fin dai primi anni, è un lungo lavoro e serve molta pazienza e impegno da parte dei genitori, un ragazzo è disciplinato, perché ha imparato poco a poco fin da piccolo ciò che gli è stato insegnato, studio, ordine, passione per la lettura, analisi critica ecc. perciò se ha una base solida dai primi anni di scuola, quando arriverà agli studi superiori avrà già fatto un percorso importante e potrà proseguire con una scelta più accurata, Comunque il titolo non misura le conoscenze o le tue capacità, queste si dimostrano con le tue azioni nel quotidiano, che tipo di persona sei, sapere interagire con persone diverse in ambiti diversi, essere all’altezza perché i titoli si possono anche comprare, ma non le conoscenze e l’intelligenza, queste ce l’hai o no ce l’hai-

  2. Non ho scritto che non serva una base solida, ho scritto che non vale una primaria/secondaria IBO.Gianluigi di cui sopra aveva certamente una base solida.

  3. Credo che quello che dicono Vale ed Italia non sia in contraddizione. Ritengo che l’acquisizione di buone basi e una certa predisposizione naturale siano importanti affinché il titolo sia associato ad un livello di contento compatibile con la possibilità di accedere ad una buona università estera. Non v’e’ dubbio a mio avviso che iniziare con una scuola internazionale costituisca un vantaggio.Continuo a essere convinta che per i ragazzi volenterosi e dotati di buone qualità intellettuali sia possibile comunque accedervi se pure con un grande sforzo per affinare le proprioe competenze linguistiche. E’ mia profonda convinzione che un buon metodo e delle buone basi – disciplina, ordine, studio- unite ad una predisposizione personale del ragazzo siano i presupposti più importanti al di là della nazionalità’ e del tipo di scuola frequentata. Mi permetto di osservare anche che la voglia di emergere di chi proviene da un contesto socio- culturale più basso possa costituire addirittura un vantaggio in termini di applicazione allo studio e grinta.

  4. Volendo estremizzare, Maria Curie faceva ricerca avendo per tutto laboratorio una serra in disuso nel giardino della Sorbona, e si è vinta due premi Nobel. Ma lei era Maria Curie. Se siete soltanto Mario Rossi, o Average Joe, seguire un percorso canonico forse non è una cattiva idea… E naturalmente tanto di cappello a Gianluigi: acquisire in poco più di un’estate il livello linguistico richiesto da una scuola superiore, a spanne dovrebbe essere più vicino al C1 che al B2, non mi sembra da tutti.

  5. “Un buon metodo e delle buone basi – disciplina, ordine, studio- unite ad una predisposizione personale del ragazzo” mamma mia che presupposti, se fossi uno studente avrei già preso paura . Forse può valere per pochi, capaci e caparbi ragazzi/e ma in generale ottime scuole e metodi generano ottimi studenti. Innovazione, entusiasmo , apertura mentale dei prof e moderni metodi di apprendimento danno risultati sicuramente migliori e soprattutto diminuiscono la quota di studenti che restano tagliati fuori, perché a mio avviso è indubbio che il sistema italiano favorisce un certo “tipo di studente”.

  6. Cara Elisabetta,

    ho molto apprezzato il tuo post sull’IB. Più che valutare se sia meglio un indirizzo piuttosto che un altro, mi pare sottolinei come sia possibile un’integrazione tra liceo italiano tradizionale e percorso IB. Molti mi hanno detto che il liceo italiano continua ad essere un’eccellenza nel panorama accademico tradizionale. Se questo sia vero, non so, perché non conosco l’alternativa IB. Comunque studiare diverse materie in mezzo alla disorganizzazione più totale e con professori che, quando va bene, sono appassionati della loro materia, ha senz’altro un valore molto formativo.

    Sulla carta, potrebbe essere un modo per integrare il meglio delle due culture (italiana e anglosassone).

    Tu cosa ne pensi?

    1. Mi intrometto. Un tentativo di via italiana a un sistema di tipo IB esiste gia’, ed e’ rappresentato dai licei come il bresciano Guido Carli, di cui pure si e’ parlato in questo blog. Mi risulta pero’ che sia un esperimento nato morto, perche’ la riduzione a quattro anni del corso di diploma, a torto o a ragione, non e’ gradita alle forze sindacali, che la sospettano di essere un cavallo di Troia per tagliare cattedre.
      Sulla presunta eccellenza dei licei italiani perche’ insegnerebbero, par di capire, l’arte di arrangiarsi, bisogna invece intenderci. Tutti gli allenatori dicono che per ottenere risultati bisogna si’ uscire dalla confort zone, e quindi un poca di arte di arrangiarsi fa bene, ma senza entrare nella panic zone. Mi pare che nei licei italiani si verifichino piu’ spesso proprio le ipotesi negative. Da un lato si resta nella confort zone, nel senso che non si e’ nemmeno consapevoli che il mondo e’ cambiato, come gli acritici cantori del “latino che apre la mente”. Dall’altro, appena si propone qualcosa di nuovo, si entra nella panic zone, nel senso che i mezzi a disposizione spesso si riducono al libro di testo, rigorosamente in cartaceo perche’ il computer e’ rotto, non ci sono i soldi per ripararlo e anche se ci fossero funziona ancora col Windows di vent’ anni fa, che non supporta piu’ nessun programma di interesse…

      1. Forse un po’ di comfort zone si ha anche in una scuola internazionale, no? Mio figlio era stato accettato con “borsa di studio” in una scuola bilingue in cui avevo fatto domanda, per il prossimo settembre, ma alla fine…non l’ho iscritto.Tutta questa cura dei bambini, e le classi a numero ridotto per poterli seguire meglio, e l’attenzione individuale all’apprendimento, e i programmi in EN fatti in modo che possano essere seguiti da tutti i bambini etc…mi ha un po’ spaventata. Altro che comfort…una palla di vetro imbottita di ovatta. Cosa ne sarebbe stato di lui una volta uscito dal quel nido accogliente? E poi, ho avuto l’impressione che i programmi in inglese, a causa della complessità maggiore per i bambini già data dalla lingua (la classe aveva circa 55% di bimbi di madrelingua italiana), avessero dei contenuti semplificati o ridotti. Nessuno ce l’ha ovviamente detto, è stata solo una nostra sensazione. Tutto è relativo.

        1. Senza conoscere il caso concreto, mi è impossibile dare una risposta. Ricordo solo quanto si è più volte scritto anche in questo sito, ovvero che non esiste, allo stato, una definizione più o meno ufficiale di scuola internazionale, o bilingue, che vincoli a dati contenuti minimi. E’ quindi perfettamente possibile, all’interno delle categorie, trovare sia scuole serie, sia altre un poco meno serie. Osservo però che i programmi delle scuole inglesi sono disponibili anche on line, e vengono commentati, nel loro concreto svolgimento, anche su molti siti animati da genitori del luogo. Se quindi non ci si vuole fidare delle sole impressioni, qualche dato in più è possibile ricavarlo: noi quando abbiamo scelto la scuola frequentata dai nostri giovanotti abbiamo fatto così, e allo stato – sottolineo, allo stato, perchè assegni in bianco non se ne firmano a nessuno- ci siamo trovati bene.

    2. Per Agnese: in realtà fare i due anni di IB dopo tre anni di liceo italiano è possibile ma è complicato.
      L’approccio didattico è totalmente diverso, per molti studenti non c’è il livello richiesto di lingua inglese ed inoltre rispetto ad una scuola internazionale si finisce per perdere un anno, diplomandosi a 19 anni anzichè a 18.
      Inoltre, se non si conosce bene il sistema IB si può rischiare di fare le materie sbagliate e di precludersi l’accesso al corso di laurea che interessa, oppure di non essere sufficientemente preparato e di non prendere un voto veramente qualficante.
      Senza calcolare che un genitore su un simile percorso ibrido è meglio non faccia affidamento: a sedici, diciassette anni i figli ti sono spesso già sfuggiti di mano e non è detto che intendano passare da un programma di studi all’altro, da un paese all’altro, da una lingua all’altra.
      Insomma, è un percorso possibile ma più complicato da realizzare di altri: è più difficile pianificarlo in anticipo.

      1. Gentile Elisabetta,

        complimenti per il forum e grazie per i preziosissimi consigli che tu e tutti i “genitori globali” dispensate con generosità.

        Benchè sia una seguace di questo blog da un pò, mi inserisco in questa conversazione con la presunzione di poter contribuire a fare chiarezza sulle condizioni di ammissione al percorso biennale che porta al conseguimento dell’IBDP .

        Proprio oggi ho visitato la “Verdala International School” di Malta, paese dove vivo con mia figlia, poichè intenzionata ad orientare la nostra studentessa verso un percorso di studi superiori che sia il più possibile formativo e spendibile a livello internazionale.
        Mi sono presentata all’appuntamento con il Principal preparata (grazie anche ad “Educazione Globale”!) per porre dei quesiti molto mirati, in quanto avevo già desunto dal loro sito la gran parte delle informazioni che mi servivano.

        Per quanto riguarda le condizioni di ammissione mi è stato assicurato quanto segue:

        -agli ultimi due anni di IB vengono ammessi studenti provenienti da qualunque sistema scolastico, che abbiano frequentato CON PROFITTO almeno due anni di scuola superiore;
        -per l’ammissione contano solo i risultati scolastici dei due anni precedenti (danno molto peso alla valutazione da parte dei docenti circa l’attitudine allo studio e l’interesse dimostrato dall’allievo per le varie materie) e i risultati dei test di ammissione in Maths e English Language, che vengono sostenuti nella primavera dell’anno scolastico di ingresso all’IBDP ;
        -in base al livello, accertato in ingresso, della lingua inglese, gli studenti vengono inseriti in una classe “su misura”, in modo da permettere loro di progredire rapidamente con uno sforzo commisurato e sostenibile;
        -non è necessario esibire alcuna certificazione (Toefl, Ielts, Trinity, FCE CAE, …);
        -I due anni di IGCSE NON sono così NECESSARI, poichè il programma Cambridge non è considerato propedeutico all’IB;
        -l’unico programma ritenuto ideale è quello dell’IBO medesimo (PYP, MYP) poichè consente di acquisire le skills necessarie e quella continuità didattica che facilitano il raggiungimento dell’obiettivo, cioè del Diploma IB;
        -in mancanza della carriera scolastica IBO, qualunque biennio di scuola superiore frequentata con ottimi risultati e giusto atteggiamento nei confronti dello studio va bene (compreso un liceo italiano);

        Inutile dire che la visita al Verdala mi ha soddisfatto e che ho riconosciuto quell’atmosfera stimolante descritta dal nostro brillante Gianluigi.
        Ora mi rimane da visitare una scuola internazionale ” IBDP-dotata” in suolo italiano, mettendoci soprattutto il naso (certe atmosfere si percepiscono con l’olfatto) e le orecchie (devo accertarmi che l’inglese sia parlato nei corridoi e in cortile, non solo nelle aule) e poi avrò materiale sufficiente per poter decidere con calma in base alle nostre necessità familiari.

        In base ai risultati che mia figlia sta ottenendo presso una scuola internazionale di ordinamento maltese (non IBO) sono fermamente convinta che una esperienza, anche di pochi anni, in un contesto internazionale con full immersion nella lingua straniera (inglese, francese, …) sia fortemente formativa e nemmeno lontanamente paragonabile ai corsi estivi di lingua all’estero (per altro provati). Piuttosto sono più utili i Summer Camps- Italians-free all’estero (provati anche quelli) in mancanza di ampie possibilità economiche, mentre non posso dare giudizi sulle scuole bilingui .
        Da ultimo suggerisco che l’offerta scolastica qui a Malta è assai conveniente e le scuole private (ma anche quelle pubbliche) negli ultimi anni sono state prese letteralmente d’assalto dagli stranieri (europei ed extraEU) proprio per l’ottimo rapporto qualità-prezzo.

        Rimango a disposizione di chiunque sia incuriosito e interessato.

        Barbara

        1. Gentile Barbara, vorrei chiederti di raccontarmi la tua esperienza con le Summer Schools. Sto cercandone una adatta a mia figlia che vuole fare un’esperienza simile, per farsi un’idea di cosa vorrebbe studiare all’universita’ in UK. Adesso e’ in 4 liceo scientifico e sta studiando per il CAE. Non vogliamo una di quelle vacanze studio per italiani, piuttosto crediamo sia meglio un corso academically challenging, dove lei possa sentirsi motivata, capire quali sono le sue potenzialita’ e cosi ‘ affrontare con spirito la quinta e il processo UCAS.
          Grazie,
          Simona

          1. Carissima Simona,

            complimenti per le aspirazioni e l’intraprendenza di tua figlia (e dei genitori che la incoraggiano, ovviamente)!

            Per quanto riguarda le informazioni sulle Summer School all’estero (nel mio caso Malta) non posso aiutarti con la mia esperienza, poichè quella da noi sperimentata ospita ragazzi fino ai 14 anni. Mi sono comunque informata, e posso dirti che l’università locale non organizza pre college courses per studenti delle superiori.
            Quello che invece posso consigliarti è di orientarti verso le organizzazioni in UK, che sicuramente offrono uno spettro più coerente con l’offerta accademica del posto, se siete già orientati verso le università di quel paese.
            A questo proposito c’è ORA, Oxford Royale Academy, che introduce i ragazzi dai 16 ai 18 anni nel mondo universitario britannico (si rivolge principalmente a stranieri, però, in quanto scuola internazionale), con corsi estivi di due o quattro settimane e con una vasta scelta di materie.
            Io personalmente invece ho messo gli occhi da tempo sulle summer school pre-college americane per studenti da 16 a 19 anni, anche se noi abbiamo anattendere ancora qualche anno.
            Qui non c’è che da scegliere (Brown University, Harvard, Boston, UCLA,..) ma hanno il terribile difetto di essere molto costose!

            Giro la tua richiesta a quei followers del blog che hanno i figli in età pre-universitaria, sperando che qualche fortunato tra essi abbia già fatto esperienza.

            Saluti.
            Barbara

        2. Gentile Barbara,
          da poco anch’io vivo a Malta con figli in età scolare, in particolare mi è stato proposto l’IB per mia figlia sedicenne che in Italia ha frequentato due anni di liceo scientifico.
          Verdala school già mesi fa mi ha detto che non avevano posti disponibili, quindi ci siamo rivolti al St Edward’s College.
          In realtà temo che mia figlia non riuscirà a superare i test di ingresso perchè nel programma del test inviatomi dalla scuola c’è anche il programma di matematica che nei licei italiani si fa in terza.
          Stiamo quindi dedicando parte delle vacanze estive alla preparazione del test. Per la tua esperienza, è valsa la pena far fare l’IB? E’ molto difficile per uno studente italiano con solo il biennio di superiori affrontare il percorso IB?
          Grazie per il tuo contributo
          elena

  7. Disciplina ordine e studio sono necessarie per poter conseguire un qualche risultato nelle materie di cui ci si appassiona, magari grazie a insegnanti che questa passione la sappiano trasmettere. Non vedo cosa ci sia da scandalizzarsi. Vale perfino per gli ambiti più creativi. Metodo per concretizzare un progetto. Abitudine a lavorare sodo. Ordine. Mi sembrano doti universalmente fondamentali che possono essere insegnate da maestri e professori, insieme alla passione. La passione ed il talento, da soli, non bastano. La maestra di mia figlia ad esempio dalla prima settimana della prima classe della scuola primaria ha dato come compito il saper raccontare una storiella letta dai genitori. Adesso ha costituito una piccola biblioteca con i libri portati dai bambini ed ogni alunno ne sceglie uno da leggere in due settimane per poi riferirne il contenuto. Questo aiuta ai bambini ad adottare un metodo (ordine e disciplina) oltre che a migliorare la qualità della lettura e della scrittura. E in futuro, portare avanti scelte come quelle del ragazzo che ha intervistato Elisabetta, se lo desidererà.

  8. Appunto, alla international il prestito del libro settimanale da leggere non è frutto della buona idea della prof ma è prassi. Una buona pratica che comincia dal primo anno di materna. Ben venga la disciplina e studio ma che non sia “allineati, ordinati e inquadrati” nei propri banchi mentre dall’alto della cattedra il prof spiega . Comunque io il mio vecchio liceo , medie ecc le avrei lasciate ben volentieri per la scuola dei miei figli. E sinceramente piuttosto che rimandarli in una di quelle scuole sarei disposto non solo a cambiare città ma anche paese.

  9. Sul l’eccellenza dei nostri
    Licei poi nulla da dire, ma non so se è condivisa anche da chi non è italiano. Non mi sembra che le statistiche avvalorino molto quest’idea. E quali licei? Quelli del nord o del sud visti i risultati così diversi?

  10. Sono d’accordo con Lavinia e riprendo la frase : “Disciplina ordine e studio sono necessarie per poter conseguire un qualche risultato nelle materie di cui ci si appassiona, magari grazie a insegnanti che questa passione la sappiano trasmettere, – doti universalmente fondamentali che possono essere insegnate da maestri e professori, insieme alla passione.” Hai avuto la fortuna che la maestra di tua figlia abbia proposto il raccontare le storielle ed è stata una cosa molto bella che rimarrà per sempre.
    Nel mio caso abbiamo iniziato a raccontare ogni sera una storiella, fin da piccolo ci chiedeva anche di raccontare una storia inventata e quando ha iniziato a leggere ci alternavamo nella lettura e a inventare le storielle, oggi coltiva questa grande passione, ha molta immaginazione e analisi critica. Penso che i ragazzi siano tutti intelligenti e adesso più che mai hanno le risorse che magari noi genitori non abbiamo avuto, ma bisogna insegnarli a saperle usare fin da quando sono piccoli, arriverà il giorno in cui saranno consapevoli e potranno proseguire da soli.
    Secondo la mia esperienza è che ci troviamo con insegnanti che non amano il loro lavoro e non sono in grado di trasmettere la passione o le conoscenze necessarie, anzi fanno tutto il possibile per far odiare le materie, la scuola, salvo poche eccezioni. Per citare un esempio, quando mio figlio ha iniziato il liceo scientifico, nei primi quattro mesi di scuola ha avuto 3 professori di matematica, nei successivi 4 mesi hanno soltanto fatto un solo capitolo del programma. Il liceo italiano è troppo tradizionalista, troppo accademico, non c’è innovazione, non c’è un’apertura mentale da parte di alcuni prof e non ci sono moderni metodi di apprendimento e insegnamento che diano risultati migliori, basta pensare alla non accettazione del nuovo liceo di 4 anni, applicare il sabato libero, ecc. bisognerebbe vedere oltre alpi, Belgio, Spagna, Francia ecc. i ragazzi finiscono prima, la scuola è strutturata diversamente, molto più agile, molto più internazionale, stando a ciò mi è bastato sentire in un noto liceo scientifico di Milano in occasione di un open day “genitori non mandate i vostri ragazzi a studiare all’estero soprattutto negli Stati Uniti, noi al massimo consigliamo vivamente la Germania”. Attenzione non è una mia intenzione screditare la scuola, ci sono anche dei bravi insegnanti (abbiamo dei bei ricordi della maestra delle elementari), c’è chi lo fa con passione e consapevolezza che sono i formatori del domani, ognuno fa le proprie scelte, mio figlio ha scelto de andare a New York, adesso ha 15 anni e frequenta la seconda “sophomores” di liceo, sta facendo una bellissima esperienza.

    1. Una curiosità, senza ironia alcuna: perchè la Germania? è stato detto così per dire, o la scuola ha dato degli elementi concreti? e se sì, quali? Grazie.

  11. La scuola internazionale sarà anche il massimo ma a chi non può permettersela voglio dire che che ci sono scuole italiane che sono particolarmente valide. Io penso che quella che frequenta mia figlia ne sia un esempio. Quanto all’apertura mentale e alla necessità di compensarne le mancanze (prima di tutto l’ inglese) sono d’accordo con Francesco. E non è facile. Personalmente tra british Council, cartoni in lingua originale, aupair e viaggi all’estero spero di aiutare mia figlia in tal senso. Quanto a non renderla un soldatino…l’insegnante del british mi ha chiesto se mia figlia frequenta una scuola Montessori perché è particolarmente creativa.

  12. Fermo restando che appena sarà più grande le proporrò tutte le occasioni di scambio tra scuole che verranno offerte dal Convitto. Compresi i tre mesi di vacanze estive nelle scuole australiane e della Nuova Zelanda (se vorrà :))

  13. Non capisco come mai anche i prof italiani ( una grossa parte) siano così restii al cambiamento e all’apertura verso altre lingue e culture. I miei figli sono trilingui e quasi tutti i miei amici e conoscenti docenti ( maestri e prof) ci sconsigliavano di continuare a parlare in più lingue per presunte difficoltà dei bambini nell’imparare l’italiano. I bimbi invece lo parlano benissimo e nonostante le altre due lingue hanno scelto proprio l’italiano come loro lingua preferita.
    Scoraggiare gli studenti allo studio all’estero e agli scambi internazionali mi sembra proprio antistorico.

    1. Qui si sollevano due problemi distinti. Sull’atteggiamento culturale dei docenti italiani, mi permetto un consiglio. Dato per scontato che ci si trovi di fronte ad una persona intellettualmente onesta, io chiederei apertamente al docente che scoraggia queste esperienze in base a quali elementi concreti formula il suo giudizio: se la sua esperienza di scambi internazionali è limitata a studenti – e ce ne sono- che vanno all’estero solo per far caciara, qualche ragione potrebbe averla, ma potrebbe anche cambiare idea di fronte a proposte diverse.
      Sulla “gestione” di più lingue in famiglia, mi permetto invece di dire che persino molti neuropsichiatri sono impreparati sull’argomento: occorre consultare qualcuno, medico, docente o educatore che sia, che conosca la materia. Mi è capitato di vedere genitori immigrati in Italia ai quali – in perfetta buona fede- è stato consigliato di non parlare più la lingua di origine ai propri bimbi in tenera età.

  14. Dopo questo dibattito fra lettori, mi permetterei di rivolgermi direttamente a Gianluigi, perchè l’articolo mi ha suscitato qualche interrogativo. Ci ho pensato sopra un poco, per mettere in ordine i quesiti, ed ecco qui. Primo, la “messa in pari” con la lingua. Potrebbe Gianluigi essere più specifico, nel senso di dirci esattamente da che livello – certificato o di fatto- partiva, a quale livello doveva arrivare e quali tempi e strumenti ci son voluti. Molte persone di mia conoscenza, per esempio, sono in grado di capire bene un libro di chimica in inglese, ma non di seguire una conferenza sullo stesso argomento. Secondo, mi interessa l’organizzazione delle giornate. Dopo il “tutorial”, cosa accade? ci sono le classi preformate, come nel sistema nostro, oppure ci si divide per seguire le varie lezioni? e gli insegnanti così giustamente disponibili dove risiedono, per poterli incontrare così agevolmente? Infine, terminato l’orario, quanto tempo in media si dedica allo studio, e come lo si fa convivere con i “club”? questo mi interessa molto, perchè dalle mie parti uno dei principali argomenti contro la scuola internazionale è che “poverini, dopo non hanno più tempo per le attività”.

    1. Sig. Spisani, prima di tutto le porgo le mie scuse per il ritardo per l’attesa risposta, ma in questi giorni sto svolgendo i cosiddetti “Mock Exams”, preparazione ai miei esami finali di Maggio. Comunque, sarei più che felice nel rispondere alle sue domande in modo più dettagliato. Prima che iniziassi il corso IB, il mio livello era molto academico livello liceo superiore. Non avendo mai viaggiato all’estero per scopi linguistici, non avevo nessuna dimestichezza o fluidità nel parlato e scritto e ovviamente il mio orecchio non era per nulla abituato. Durante il percorso di scuola media, ho svolto il certificato d’inglese PET di livello B1. A causa di una scarsa insegnante d’inglese proveniente dalla Macedonia, quindi non madre lingua, non ho conseguito il certificato PET. Tutto questo seguito da scarsa motivazione della mia insegnante. Ad ogni modo, per iniziare il corso IB ogni studente deve essere ad un livello non solo d’inglese ma di conoscenza pari al IGCSE Cambridge. Per esperienza personale, credo che avere un livello d’inglese pari a B2+ sia sufficiente. Come lei ha menzionato: è facile (a suo modo) comprendere un libro in una lingua differente, ma più complicato seguire una conferenza sullo stesso argomento. Onestamente il tuo livello d’inglese migliora solo una volta iniziati i corsi. L’essenziale è che ci sia volontà nell’apprendere e ampliare le proprie conoscenze.
      Riguardo l’organizzazione delle classi, dopo il “tutorial” ogni studente ha la propria scaletta di lezioni in base alle materie che ha scelto. E’ possibile che si abbia durante la giornata di “free period”, il quale i nostri insegnanti preferiscono chiamare “free study time”. In totale, studenti IB hanno a disposizione 5, per il primo anno, e 7, per il secondo anno, ore con nessuna lezione. Quindi c’è la possibilità di anticipare i compiti o progetti. Di solito si cerca di dedicare in media dalle due ore di studio o anche meno (studenti del secondo anno più del doppio). Sembrerà esagerato ma non del tutto. I club e le attività extra-curriculari avvengono immediatamente la fine della scuola o al massimo mezz’ora dopo. In questo caso l’organizzazione prevale su tutto. Riguardo i docenti, si può benissimo chiedere di provvedere lezioni di 30/45 minuti durante l’orario di pranzo o dopo la scuola. Se invece si preferisce rivolgere specifiche domande, basta chiedere un appuntamento nel loro orario di pausa. Tutto ciò è possibile dal fatto che almeno il 90% degli insegnanti è presente ogni giorno. Vorrei anche precisare che gli insegnati di scienze (biologia e chimica) offrono lezioni anche di sabato dalle due o tre ore per studenti di secondo anno per la preparazione agli esami finali.
      Spero che abbia risposto al meglio le sue richieste. Per qualsiasi domanda o incertezza, sono qui a rispondere.

  15. Sono d’accordo con Daniele : è dura far capire che sottoporre i bambini a diversi input linguistici non li affatica ma li arricchisce. Il punto è che gli insegnanti che sanno parlare inglese bene sono una minoranza (almeno nella scuola pubblica). Ed anche molti genitori la pensano come loro, perché quello che dice la scuola non si mette in discussione. Quanto agli scambi, il Rettore del Convitto nazionale di Roma in una intervista al Sole 24 Ore ha recentemente spiegato che secondo lui sono il metodo migliore per aprire gli studenti ad una vera internazionalizzazione. Lui ci crede tantissimo e al Convitto si fanno (anche in Cina). Meno male!
    Inoltre dalla terza elementare si inizia lo studio (SUPER SOFT) del cinese e del francese….

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