Italiani e lingue straniere: da sempre un rapporto difficile. Rispetto a molti paesi del nord europa, gli italiani parlano altri idiomi poco e male e anche i ragazzi italiani non conoscono le lingue straniere, (neanche l’inglese che – pure – è onnipresente).
Con ciò si capisce come mai, i genitoriche possono permetterselo, vadano cercando un’offerta formativa più aperta alle lingue straniere per i loro figli, fin dalla più giovane età.
Oltre a corsi di lingua, viaggi all’estero e baby sitter e au pair straniere, la scelta si focalizza, sempre di più, sulle scuole che offrono una didattica – o parte di essa – in lingua straniera, ossia sulle scuole internazionali e sulle scuole bilingui.
Cosa significa “scuola internazionale” e cosa “scuola bilingue”?
Cominciamo subito con il dire che non esiste una vera e propria definizione normativa e, dunque, è sull’esperienza e sullo studio attento dei programmi didattici offerti che bisogna basarsi.
Una scuola internazionale vera e propria è una scuola che afferisce al sistema di istruzione di un altro paese rispetto a quello ospitante. Potrà essere inglese, americana, francese o tedesca. Potrà essere persino cinese, come la SIIC – Scuola internazionale italo cinese, che sta aprendo a Padova (un segno tangibile del rinnovato interesse per il cinese mandarino, di cui si è parlato qui).
La lingua, il metodo didattico e i programmi saranno quelli che afferiscono alla cultura prescelta, secondo le norme e le prassi del paese cui la scuola si riferisce. Insomma: la scuola internazionale britannica seguirà il National Curriculum britannico mentre quella francese seguirà le norme stabilite dal Ministero dell’Istruzione francese e così via. In queste scuole, solitamente l’italiano è studiato come una seconda lingua (L2), sia pur tenendo conto del fatto che i bambini crescono in Italia e, spesso, hanno entrambi i genitori italiani. Ma della scuola internazionale vera e propria scriverò in un altro ‘post’.
C’è poi la scuola bilingue. E qui la questione si complica. Il modello della scuola bilingue si è andato affermando, negli ultimi anni, nelle grandi città di Italia per rispondere ai bisogni di una conoscenza più approfondita dell’inglese. Esso deve parte del suo crescente successo all’incapacità della scuola pubblica di insegnare le lingue straniere.
La scuola bilingue è una scuola che, di base, segue il programma ministeriale italiano e che è privata, ma può essere anche paritaria (o parificata) ossia – benché privata – essere riconosciuta come equivalente a quella pubblica. La principale conseguenza di tale “parificazione” è che gli allievi delle scuole paritarie non necessitano di sostenere esami “da privatista” per l’eventuale rientro nella scuola pubblica italiana, come invece accade a quelli delle scuole private non parificate.
La scuola bilingue si autodefinisce tale perché la lingua straniera (solitamente l’inglese, ma vi sono anche scuole bilingui con il francese o con il cinese) è molto più presente che nella scuola pubblica e perché viene insegnata da docenti madrelingua. Ma quanto “più presente?”.
In mancanza di una definizione normativa, il mondo delle scuole “bilingui” è un po’ una giungla, per cui bisogna tenere gli occhi aperti. Alcune scuole si autodefiniscono ‘bilingui’ ma poi offrono solo 4 ore settimanali in più in inglese rispetto ad una scuola pubblica. In quest’ultimo caso, semmai, sarebbe più corretta la dizione “ad inglese rafforzato”. Insomma, 4 ore settimanali in più di inglese non bastano a definire una scuola come “bilingue”.
A mio parere ne servono almeno una decina in più perché una scuola possa autodefinirsi “bilingue” (e se si arriva ad un totale di 15 o 16 ore settimanali di/in lingua è meglio). Insomma bisogna dedicare all’altra lingua e alle materie in lingua circa quasi lo stesso monte ore di lezione all’italiano. Inoltre, ma è quasi scontato dirlo, i docenti devono essere madrelingua (o almeno “near native speakers”) e l’intera lezione deve svolgersi in lingua. E’ bene quindi che i genitori interessati a questo tipo di scuola chiedano informazioni dettagliate sulla quantità di ore DI inglese e IN inglese per i vari anni accademici e si informino su tutti gli aspetti (ad es. se le insegnanti sono madrelingua, se la scuola è paritaria ecc…)
E’ ovvio che una scuola di questo genere richiede una giornata scolastica lunga. Il tempo pieno è d’obbligo ed è veramente “pieno” e i libri e i materiali sono quasi il doppio di quelli richiesti da una scuola monolingue. Insomma, come si può capire, una scuola bilingue che sia seria, ha necessariamente il tempo pieno ed è abbastanza impegnativa per i bambini che la frequentano.
Nel modello bilingue, le due lingue vengono adoperate nell’insegnamento di tutte le materie scolastiche. Cosicché, un bambino studierà alcune materie (matematica, storia o scienze) sia in inglese che in italiano oppure, a seconda dell’approccio seguito dalla scuola, farà alcune materie in inglese (ad esempio scienze, arte o tecnologia informatica) e altre in italiano. Oppure, ancora, farà in inglese attività che normalmente sono extracurriculari, come musica, teatro o scrittura creativa (di quest’ultima si è parlato qui). Questo sistema non solo favorisce e sviluppa la capacità di apprendimento di due lingue ma anche l’ampliamento dei propri orizzonti mentali e l’apprezzamento per altre culture.
Il modello didattico delle lezioni di lingua e in lingua sarà, ovviamente, quello “comunicativo” o “ad immersione”. I docenti madrelingua, in altre parole, non traducono da una lingua all’altra ma si comportano come nelle scuole internazionali e si esprimono direttamente in inglese. Pertanto, come per le scuole internazionali, prima si inizia e meglio è (persino all’asilo nido). Per questo motivo, le scuole bilingui serie accolgono bambini italiani solo se piccoli (o già bilingui).
In molte di queste scuole, come nelle scuole internazionali, vengono adottati riti e usi dei paesi cu la lingua afferisce (così, per le scuole in lingua inglese, magari si festeggia la festa di Halloween o il Giorno del Ringraziamento). Talvolta vengono adottati i criteri didattici del paese cui ci si riferisce, come, ad esempio, un sistema di specializzazione dei team docenti per età.
Vantaggi e svantaggi delle scuole bilingui
Il vantaggio di una scuola bilingue, rispetto ad una scuola internazionale, è che vi è meno sradicamento dalla cultura italiana. Spesso, inoltre, le scuole bilingui hanno rette più contenute di quelle internazionali. Inoltre, se la scuola bilingue è paritaria non ci sono problemi con il trasferimento nella scuola pubblica italiana, in qualsiasi momento esso si rendesse necessario. Considerando il fatto che il bambino avrà acquisito capacità e conoscenze delle varie materie avvalendosi di entrambe le lingue, egli dovrebbe poter integrarsi in un sistema scolastico monolingue senza bisogno di ricorrere a corsi di recupero, né per quanto riguarda la lingua né per quanto riguarda la conoscenza delle specifiche materie.
Gli svantaggi, rispetto ad una scuola internazionale, sono un apprendimento molto più lento della lingua straniera, le incerte qualificazioni dei docenti e l’impossibilità di acquisire competenze e certificazioni proprie di altri sistemi scolastici, che potrebbero favorire la mobilità dell’allievo o dello studente in altri paesi o sistemi (GCSE ed A levels per la scuola inglese; American Diploma, SAT, APs, per la scuola americana; IB per entrambe i sistemi): l’alunno delle scuola bilingue rimane fuori da questo mondo, proprio perchè il programma svolto è principalmente quello della scuola italiana.
Poichè quello delle scuole bilingui è un fenomeno nuovo, un errore da non fare è quello di ritenere che siano tutte eguali: non è vero, ognuna fa storia a sè, pertanto attenzione alla scelta!
Inoltre, poichè attraggono perlopiù famiglie italiane, la conseguenza è che il programma bilingue si inserisce in un contesto monolingue. Fate un giro in una scuola bilingue e vi accorgerete che i ragazzini sono per il 95% italiani (e l’altro 5% è magari cinese, arabo, francese o spagnolo ma quasi mai inglese, irlandese, australiano o canadese). Ne consegue che, se non accompagnato da un percorso famigliare e da appositi rinforzi, il bilinguismo cui si giunge è un bilinguismo artificioso: l’altra lingua (altra rispetto all’italiano) rimane ‘una materia’.
Insomma, so che “scuola bilingue” suona bene, tuttavia è bene sfatare un paio di miti: le scuole bilingui non sfornano automaticamente bambini bilingui ma, per arrivare ad un bilinguismo bilanciato, è necessario supportare il bambino in questo cammino con altri strumenti: dai summer camp in inglese o all’estero alle ragazze alla pari. Il cartone animato o la soap opera in inglese è utile, ma non basta.
L’essenziale, io credo, è che, quando si scelgono queste scuole, vale la regola per cui prima si inizia e meglio è ed, in secondo luogo, vale anche la regola che se il genitore non conosce bene quella lingua e quella cultura straniera è la sua occasione – ma è anche suo dovere – quello di mettersi a studiarla o cercare di migliorarla. Ciò sia per seguire il figlio sia linguisticamente, sia – non lo dimentichiamo – culturalmente: infatti non basta sapere l’inglese, occorre conoscere il modo con cui, in un’altra lingua e cultura, si pensa, si concepisce il mondo.
Scegliere una scuola bilingue senza conoscere minimamente la lingua che vi si parla è un po’ azzardato. Come farà quel genitore quando dovrà aiutare il figlio con i compiti? Occorre proiettarsi nel futuro e pensare anche a quello che succederà tra tre o quattro anni.
Occorre infine tenere presente che ci sarà una fase ‘silente’: quella in cui la lingua straniera viene vissuta solo passivamente e il genitore ansioso, non vedendo risultati immediati, si chiederà se vale la pena di fare questo investimento in istruzione.
State tranquilli: la lingua straniera, specie se introdotta dopo i 3 anni (o addirittura più tardi) ci mette un po’ a ‘sbocciare’. Non è forse così anche per la prima lingua (ossia la lingua madre)? Il neonato non vive in un mondo di silenzio ma, sin dalla nascita, vive in un mondo di parole: eppure ci metterà tra i nove mesi e i due anni prima di riuscire a riprodurre (e a produrre) le prime rudimentali parole…quindi l’indicazione per il genitore ansioso è: date a vostro figlio almeno un anno e mezzo di tempo prima di giudicare quanto ha acquisito!
E per chi la scuola bilingue non se la può permettere?
Ebbene, seppur lentamente, anche nella scuola pubblica qualcosa si sta muovendo. Alcune scuole bilingui pubbliche esistono da tempo in zone territoriali circoscritte e servono a tutelare una lingua ufficiale, anche se minoritaria, nello Stato italiano: è il caso delle scuole bilingui italiano – tedesco dell’Alto Adige.
In altri casi è la scuola italiana che si sta lentamente adeguando ad un modello più internazionale, con maggiore o minore successo. In teoria, almeno per la scuola secondaria di secondo grado, già dal 1999 è stato introdotto, in via opzionale, il metodo CLIL (Content and Language Integrated Learning). Hanno iniziato i licei offrendo gli IGCSE ma ora anche le scuole primarie e secondarie di primo grado italiane adottano il programma Cambridge.
Non si tratta solo di scuole paritarie; in alcune grandi città, alcune scuole statali (primarie e secondarie) stanno adottando, in aggiunta ai programmi italiani, i programmi denominati “Cambridge Primary” e “Cambridge Secondary” per ampliare l’offerta formativa in lingua inglese (e di materie in inglese). Non vi aspettate miracoli, però meglio di niente!
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Elisabetta, alla fine cosa hai scelto per tuo figlio grande che sta finendo le medie, privata internaz/bilingue o pubblica italiana?
Non è curiosità ma fiducia assoluta nella tua capacità di valutazione.
Mi scuso inoltre se sono andata fuori post in qualche commento. Anche se a volte scappa la risposta in velocità, è giusto mantenersi in tema.
Ama
Ama,
intanto ti ringrazio per la “fiducia assoluta” nella mia “capacità di valutazione”. Diciamo che le scelte sono fatte sulla base di un algoritmo, che parte dal figlio cui si applicano, passando per valutazioni di principi e valori famigliari, programmi, costi, distanza da casa, ambiente generale della scuola e così via. Dunque le scelte non sono, in assoluto, buone o cattive, come ho spiegato nel mio ebook
https://www.educazioneglobale.com/come-scegliere-la-scuola-ebook/
Detto tutto ciò, mia figlia grande viene da una scuola bilingue italiano – inglese (privata, per forza di cose) ed ho scelto un Liceo scientifico Cambridge che ha avviato, dall’anno scorso, un percorso di “Liceo internazionale ad opzione italo-inglese”, cui si accede tramite una selezione per titoli. E’ anche la scuola pubblica più vicina a casa, il che non è male. Mia figlia, per il momento, non mostra propensione per alcuna materia in particolare. Non è molto studiosa in generale e non si concentra a lungo, ma sa bene l’inglese (al Cambridge PET ha preso 96/100), la matematica non le dispiace ed è molto ma molto gregaria, nel senso che, fosse per lei, vivrebbe in una comune. Immagino che, con il liceo, sarà il tipo che sta sempre a casa di un’amica o di un’amico. Pertanto, una scuola di quartiere mi consente un certo controllo e consente a lei l’autonomia che cerca.
Per ora non la vedo molto pronta per lo studio che il liceo richiede. Speriamo bene.
Tutta questa scelta è cucita addosso a lei – anche alle sue indecisioni – e alla situazione complessiva. Potendo, avrei scelto una scuola con l’International Baccalaureate, ma a Roma sono troppo onerose in termini economici.
Con la secondogenita l’algoritmo potrebbe essere diverso, perchè ha le idee molto chiare, in generale, sulle cose che le piacciono e le cose che, invece, non ama.
Ho letto con attenzione la sintesi della tua scelta.
Capisco e condivido le tue riflessioni e lo sforzo di cercare qualcosa tailor made sulla figlia in questione, con tutte le perplessità per una situazione in continuo cambiamento come è quella degli adolescenti.
Cambiamento non è necessariamente conflitto, sciatteria, negligenza. Lo dico qui come lo dico a me stessa facendomi coraggio perché mio figlio è nato ribelle, e non credo che diventerà un santo nei prossimi mesi. Ma devo ammettere che anche io ero così, e alla fine una strada l’ho trovata e somigliava molto a quella che volevo.
Tornando alle scuole superiori, mi sento di dirti che le passioni per quache ramo dello scibile e/o altra attività, possono sgorgare anche tardivamente, magari incoraggiate da qualche insegnante che ha capito qual’è il suo lavoro. I ragazzi occidentali adesso, non solo quelli italiani, sono sempre meno angular: l’offerta formativa è ampia, la didattica si è evoluta in modo tale che anche chi non è un campione, alla fine ce la fa e non se ne accorge quasi. La scuola, in generale, tende ad un livello medio nazionale, per lo meno nella fascia iniziale, quindi quelli un po’ indietro sono molto incoraggiati a non rimanerci, ma quelli più avanti sono un po’ frenati. E’ naturale che uno studente tenda a spalmarsi sui vari ambiti a meno di grosse spinte familiari che non so quanto possano essere corrette.
In conclusione, condivido appieno la tua scelta e le modalità della stessa e sono molto fortunata ad averti come apripista. Sono certa che tua figlia andrà alla grande.
Spero che la scuola italiana si apra ancora un poco, e magari per gli ultimi due anni sia pensabile un’alternativa, vedi Alevel o simili, che sarebbe il massimo dopo il liceo, superando cioè questo encomiabile inizio che è il IGCSE, fino a qualche tempo fa impensabile.
Per il momento leggo che è invece stato accantonato il cosiddetto curriculum dello studente, con mia grandissima delusione, quello che doveva restringere la rosa delle materie sul finale.
Ecco dove l’Italia inciampa e si perde per strada delle potenzialità enormi.
Cari saluti.
Ama
Per chi legge solo da adesso: il commento era in risposta alla scelta delle superiori di Elisabetta.
Ho saltato l’intro.
So sorry.
Ama
Ciao Elisabetta, non posso non unirmi ai complimenti per questo bellissimo e interessantissimo sito e approfittando della tua esperienza volevo sapere se puoi darmi info su alcuni asili nido dell’eur bilingui o comunque ad indirizzo internazionale: la maisonnette dell’eur, a me mi piace e pinko e pallino, sempre all’eur, se le conosci (dovrò mandare mio figlio al nido a 14 mesi).
Sono rimasta un pò perplessa dalla maisonnette (molta filosofia, spazi un po piccoli, lista di attesa…)
non mi ha convinto il famoso “a me mi piace” (molto bravi nel vendere il prodotto, bei spazi ma troppo confusionario, ..)
mi è invece piaciuto molto “pinko e pallino” (con insegnanti di inglese, francese e spaglolo che a rotazione affiancano le educatrici, spazi adeguati, pulito, 1 educatrice ogni 6 bimbi, yoga, molte attività di manipolazione…
ma magari ho avuto delle impressioni sbagliate, tu puoi darmi qualche suggeriment al riguardo?
Grazie mille
Ciao Simona
purtroppo non conosco direttamente queste scuole. L’unica che opera da anni è la Maisonnette che certamente sarà più rodata.
So che l’Irish institute è bilingue e ha anche il nido, ma è confessionale e non so se sia e quanto sia bilingue pure al nido.
Prova poi a scorrere indietro i commenti di questo post e leggi quelli di Genny sulla Maisonnette.
Leggi anche questo post:
https://www.educazioneglobale.com/2014/02/linglese-all-asilo-nido-nidi-di-roma/
Per ora non mi viene in mente altro. Chissà che qualcuno dell’Eur non possa darti consigli…
Grazie,
leggerò con attenzione tutti i post afferenti all’argomento.
A presto
Ciao Simona,
la mia figlia ha 2 anni e 3 mesi e frequenta La Maisonnette di Colle Oppio. Si trova bene, non fa mai storie per andare all’asilo. Secondo me, l’ambiente il bello e le attività stimolanti (almeno a giudicare dalle foto che le educatrici mettono sul sito ogni pomeriggio). Se hai delle domande specifiche, sarei felice di aiutarti.
Su Pinko e Pallino non so niente, l’unica osservazione che mi permetto di fare è che far fare al tuo figlio tre lingue, – inglese, francese e spagnolo – oltre all’italiano potrebbe essere molto impegnativo, perché in questo caso è difficile raggiungere il numero minimo di ore di esposizione. Era proprio quello che chiedevo io a Elisabetta in un altro suo post, “Insegnare l’inglese (o altre lingue) a tuo figlio: a che età iniziare?”, se ti va puoi leggere la sua risposte.
Buona giornata,
Viktoria
Grazie Viktoria, domani ho appuntamento per vedere Pinko e Pallino e A me mi piace (li aveva visti solo mio marito di persona scorsa settimana) e andrò alla Maisonnette martedì prossimo (sono pieni di appuntamenti). A questo punto li vedo e poi approfitto della tua gentilezza per confrontarmi con te soprattutto per la Maisonnette.
Grazie ancora
A presta
Simona
Ciao Simona, vivo nel quartiere Eur, ho due figli di 3 e 5 anni ed anch’io ho fatto un’accurata ricerca nel quartiere prima di iscrivere i miei figli ad una scuola bilingue.
Per il nido mi sono trovata molto bene a Pinko e Pallino dove hanno iniziato ad apprendere parole e pronuncia inglese contestualmente all’apprendimento della prima lingua. Per la materna poi ho scelto la Highlands Institute che è basata sul bilinguismo al 50% tra italiano ed inglese (2 ore di italiano e 2 ore di inglese la mattina). Per il pomeriggio poi puoi scegliere se integrare con ulteriori attività di workshop in inglese arrivando fino a 14 ore a settimana.
La mia figlia maggiore ha appena concluso il ciclo della materna con ottimi risultati di apprendimento della seconda lingua.
Ora sta facendo un summer camp di un mese alla Southlands.
…segue….Per quanto riguarda l’Highlands personalmente sono pienamente soddisfatta e non ho riscontrato, limitatamente alla mia esperienza di triennio di materna, una pressione esagerata dal punto di vista della religione. Naturalmente si tratta di una scuola cattolica che eviterei di consigliare a chi mira esclusivamente ad una formazione bilingue ed è di principio contrario ad una educazione basata sui valori cattolici.
Grazie Cristina per aver condiviso la tua esperienza.
Ho iscritto mio figlio a Pinko e Pallino comincerà a fine agosto l’inserimento.
Oltre all’inglese è previsto anche il francese e lo spagnolo, hai avuto buoni riscontri anche con queste altre lingue per quanto possibile considerata l’età?
Riguardo l’Highlands hai confermato in pieno le mie perplessità riguardo la religione…
Come mai hai deciso din non proseguire da Pinko e Pallino?
Da quello che ho capito da Pinko e pallino non c’è un bilinguismo/trilinguismo puro e in effetti anche io sto guardando oltre per essere preparata per la materna.
La maisonnette non l’avevi considerata?
Grazie ancora per la disponibilità..fino ad ora non avevo trovato nessuno che avesse avuto una esperienza diretta con Pinko e Pallino quindi scusa se approfitto e ti chiedo qualche commento in più su Pinko e Pallino se puoi, qualsiasi info tu ritenga oportuno condividere.
Ciao Simona,
ecco le mie ulteriori delucidazioni ai quesiti che hai posto. Il motivo per cui hai trovato pochi riscontri sul nido Pinko e Pallino credo sia nel fatto che è una struttura che ha appena 5 anni, mia figlia, che ora ne ha quasi 6, è stata una delle prime iscritte in occasione della nuova apertura nel settembre 2010.
In tutta sincerità ritengo Pinko e Pallino un’ottimo ambiente in cui i bambini vengono accolti con affetto ed attenzione personalizzata. Sull’igiene e pulizia pure non ho avuto mai nulla da eccepire. La parte “formativa” è anche curata con tante atttività stimolanti (manipolazioni, pittura, ecc.). Per quanto riguarda le lingue, inizierai a vedere i primi risultati all’ultimo anno del nido, anche se vista la fascia d’età, non devi aspettarti grandi performance (al terzo anno di nido sapranno varie parole e qualche canzoncina nelle 3 lingue).
…segue
La cosa importante è che i questa fase i piccoli immagazzinano i suoni tipici di diverse lingue e questo gli sarà di enorme aiuto quando e se deciderai di proseguire con un percorso di materna bilingue.
Il discorso però si inverte per la materna, dove ritengo che la struttura di Pinko e Pallino non sia assolutamente adatta per le esigenze di quella fascia di età (3-5 anni) sia in termini di spazi (troppo piccoli) che per la mancanza di strutture per praticare lo sport (palestra, piscina). Anche sulla parte formativa ho dei grossi dubbi….in poche parole, considerando anche la parte economica, credo che tu possa trovare di molto meglio per la formazione dell’infanzia di tuo figlio ad un prezzo uguale o poco maggiore.
….segue
La mia scelta è andata nella direzione dell’Highlands perchè ho intenzione di offrire ai miei figli l’intero percorso di formazione bilingue/trilingue dalla materna al liceo internazionale e la scuola offre l’intero “pacchetto” che al momento, come ho già detto, ha incontrato la mia piena soddisfazione.
Se poi sei contraria alla scuola cattolica non saprei davvero dove indirizzarti all’eur.
La maisonnette potrebbe essere una soluzione, ma è solo nido e materna. Quindi poi resta il problema di dove e come proseguire il percorso internazionale.
Mia figlia sta facendo per tutto il mese di luglio un’ esperienza di summer camp alla Southlands che mi sembra molto ben organizzata. Però è una scuola solo inglese…….
Spero di esserti stata di aiuto. Ciao Cristina
Grazie infinite per la disponibilità e le informazioni…ne farò tesoro.
Credo che valuterò dopo i 3 anni la Maisonnette..anche se gli spazi sono un pò piccoli…pensando al successivo percorso formativo.
Grazie ancora
Simona
Ciao Cristina,
torno a scriverti perchè dopo quasi un anno di Pinko e Pallino ho le idee un pò più chiare.
Concordo pienamente con quello che mi hai scritto tempo fa riguardo questo asilo. Ambiente molto “affettuoso”, pulito e a misura di bambino con tante attività stimoltanti. Tuttavia guardando avanti forse, in considerazione delle esigenze che cambiano con la crescita dei bambini, immaginerei qualcosa “di più'” per la materna e per l’istruzione successiva.
Preso atto che per l’inglese in zona non c’è moltissima scelta, sto valutanto (anzi rivalutando!) l’Highland e la Little genius (che però è accanto a dove lavoro io e che copre solo fino alle elementari).
MI hai scritto che sei contenta della scelta fatta. Alla luce del tempo trascorso questo anno, mi puoi dare qualche informazione in più?
Grazie in anticipo come sempre.
Simona
Ciao a tutte, non sono riuscita a leggere tutta la conversazione. Io come tutte voi mi sto guardando intorno perchè a Gennaio dovrò fare l’iscrizione alla scuola dell’infanzia per mio figlio. Abito in zona porta pia/ via XX Settembre e naturalmente mi farebbe piacere facesse inglese visto che già ora va ad un nido bilingue. Avete consigli di materne sia pubbliche che private?
Appena hai tempo guarda anche i commenti perchè ti possono interessare, visto che le scuole bilingui a Roma sono poche, anzi, pochissime…
Cara Elisabetta,
Grazie per il tuo prezioso aiuto!
Volevo chiederti se hai notizie dirette o indirette sulla Saint Stephen international school. Mia figlia il prossimo anno finisce le scuole medie alla Highland Institute. Uscirà con il First.
L’insegnante madre lingua le ha suggerito il Saint George. Ma è molto lontano…
Che notizie mi puoi dare?
Grazie
Barbara
So che è un’ottima scuola, molto selettiva. Per entrare occorre sostenere un esame di lingua inglese, uno di matematica, un test che se non ho capito bene bene è di logica verbale/non verbale e presentare uno statement ‘motivazionale’. Ad ogni modo all’open day spiegano tutto. Su 6/7 ragazzi di mia conoscenza (della scuola delle mie figlie) che hanno fatto domanda per iniziare l’anno prossimo mi pare siano stati accettati in 4.
Ho visto anche i ‘compiti’ che gli hanno dato per l’estate tra la terza media e l’inizio della high school e ti fanno venire voglia di andarci, in quella scuola.
Unico commento negativo, a quanto so diffuso, è che circola molta droga, ma non saprei valutarne l’attendibilità nè comparare la cosa rispetto ad altre scuole.
Anche il st. George è un’ottima scuola. Per l’IB queste due sono le scuole migliori a Roma, dalle informazioni che ho raccolto.
Ciao Barbara,
non sò se leggi ancora questo blog ma io sto cercando cortesemente qualche esperienza diretta in merito all’HIghlands Isitutute. Potresti aiutarmi? Grazie mille
grazie per la tempestiva ed esaustiva risposta. un ultima cosa..
come tempistica, secondo te mi sono mossa troppo tardi, per iscrizione anno scolastico 2016/2017…? so che spesso ci sono liste di attesa lunghe per questo tipo di scuole.
barbara
Penso vada bene. Non è come per la primaria o la scuola dell’infanzia
ciao,
mia figlia e’ in quarta elementare e sto gia valutando per le medie di mandarla in una scuola dove possa studiare meglio l’inglse, tu conosci la zona dell’interland est di Milano ? mi sapresti indicare se esistono scuole bilingue o internazionali ?
grazie
Roberta
Ciao, mio figlio ha appena iniziato l’ultimo anno di materna in una scuola comunale.
Per la primaria mio marito preferirebbe che frequentasse una scuola internazionale, io invece sono più favorevole a una scuola bilingue. Abitiamo in zona Aurelia e da una ricerca su internet ho scoperto che lo scorso anno è stata inaugurata la “Primaria Montessori Farm Flaminia Guidi Bilingue” zona Pisana, qualcuno la conosce e mi sa dare referenze?
Salve a tutte mio figlio è’ all ultimo anno di materna e vorrei iscriverlo ad una scuola bilingue vicino a dove stiamo cioè zona boccea metro Cornelia qualcuno mi saprebbe indicare qualche scuola qua vicino ?
Grazie
Guarda, di scuole bilingui a Roma ve ne sono poche e nessuna nelle vicinanze tue, mi pare: l’Istituto Marymount sulla Nomentana, Una nuova che è la St. Phillips a San Giovanni. Poi ci sono scuole che hanno inserito nel programma molto inglese ma non sono proprio bilingui: verso piazza Bologna le due collegate all’Opus Dei Petranova e Iunior, la Scuola Falconieri a piazza Euclide ai Parioli, l’Anna Micheli se non erro a Monteverde. Tutte le altre hanno solo la scuola dell’infanzia. Poi vi è qualche scuola internazionale di lingua inglese che fa molto italiano, ma non ricordo quali.
Tutto questo se vuoi un bilinguismo italiano – inglese, ovviamente, perchè se ti interessa il francese, ad esempio, c’è il Sacro Cuore a Trinità dei Monti. Ma in zona Boccea proprio non so dirti.
Compimenti per il sito e per le utili discussioni. Mi chiedevo se, in zona Ciampino e zone limitrofe, conosci una scuola media bilingue. Grazie mille
A Frascati (non so valutare la distanza…) c’è una scuola internazionale, la Little Genius. Non ho idea di come sia.