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IB o A-levels, quale scegliere?

educazioneglobale international baccalaureateAlcuni anni fa, una giornata piovosa e fredda che irrompeva nella primavera romana come un fulmine a ciel sereno, io e una mia amica andavamo a visitare una delle scuole internazionali della capitale, nella fattispecie una scuola che segue il curriculum inglese.

La mia amica aveva infatti ottenuto un appuntamento con un’altra mamma che ha i figli in quella scuola la quale, molto cortesemente, ci ha accolte, spiegato come funzionava e fatto fare un giro del giardino e della parte esterna dell’edificio. Tra una chiacchiera e l’altra, abbiamo scoperto che la dirigente scolastica era libera e siamo andate a parlare anche con lei.

E’ parlando con la dirigente scolastica che ho finalmente capito la differenza tra i due percorsi conclusivi del cursus studiorum britannico: gli A level e l’IB (a dire il vero, quest’ultimo, seguito da molte scuole internazionali di lingua inglese, anche americane e sostenibile – in teoria – anche in francese o in spagnolo).

Intendiamoci: conoscevo già i due sistemi, ma non avevo veramente colto quale potesse essere la bussola per guidare il genitore o l’allievo indeciso tra i due.

Il fatto interessante è che questa scuola internazionale è una delle poche che, avendo imboccato il sistema dell’IB anni fa, l’ha poi abbandonato per strada per ritornare al classico sistema inglese dei GCSE (nella versione migliorata che è quella “International”, dunque non GCSE ma IGSCE) e poi AS e A levels. Ma andiamo con ordine.

 

Cosa è l’IB? Cosa sono gli A levels?

Facciamo un passo indietro. La scuola superiore inglese dura 4 anni, dai 14 ai 18 anni. A 16 anni si sostengono degli esami che si chiamano General Certificate of Secondary Education (GCSE). Il numero e la scelta stessa delle materie dipendono dai singoli studenti. C’è un esame per ogni singola materia. Se uno studente supera questi esami, può accedere a determinati impieghi e corsi professionali, ma non bastano i GCSE per accedere a tutte le università.

Tra i 16 e i 18 anni, dunque, si sostengono gli A levels (il termine, se non ho capito male, sta per General Certificate of Education Advanced Level (GCE A level) e GCE Advanced Supplementary (GCE AS level).

Quello che comunemente è chiamato A level è un esame rivolto a studenti di 18 anni (in pratica è la nostra Maturità, che oggi si chiama Esame di Stato). Lo studente a questa età si specializza in determinate materie, solitamente quelle fondamentali per iscriversi al corso di laurea desiderato. In Inghilterra nessuna università prevede il diritto automatico di iscrizione e c’è dappertutto il numero chiuso. Non è quindi facile accedere alle università, tanto più a quelle prestigiose, come Oxford e Cambridge.

Tra GCSE ed A -levels ci sono anche gli AS levels (ossia i GCE Advanced Supplementary level). Gli Advanced Supplementary danno la possibilità agli studenti combinare studi anche divergenti, materie scientifiche e umanistiche, richiedono la metà delle ore di studio rispetto all’Advanced e due AS Level valgono quanto un Advanced per l’iscrizione all’università.

E l’IB?

L’IB, o International Baccalaureate (in italiano Baccellierato Internazionale) è sempre un “esame di maturità” e quindi un programma di studi superiori, ma con caratteristiche leggermente diverse.

Nato per i figli dei diplomatici, l’IB è un programma di Diploma sempre più diffuso che offre agli studenti l’opportunità per acquisire una formazione riconosciuta in tutto il mondo (per saperne di più si può consultare il sito www.ibo.org).

Alcune scuole internazionali di stampo britannico delle grandi città italiane (Roma, Milano ecc..) offrono entrambi i programmi.  Per alcuni genitori italiani si pone dunque il problema di quale sistema scegliere tra i due.

 

Cosa è meglio tra A levels e IB? 

Quale dei due sistemi dà maggiori opportunità ai fini delle ammissioni universitarie?

Entrambi i diplomi sono accettati sia dalle università italiane (a determinate condizioni) sia dalle università estere. Posto che nessuno potrà dire in assoluto quale sia il migliore, una differenza fondamentale tra i due esami e, dunque, tra i due programmi, sta nel numero e nella tipologia delle materie studiate, che influenzerà il percorso futuro di studi dello studente.

Mi spiego meglio, sempre per quanto ho potuto approfondire.

Nell’iter IGCSE – A Levels si portano inizialmente 10 materie, che poi diventano 6 e scendono – se non ho capito male – a 4 al livello di Advanced Level.  Ovviamente chi vuole e può ne sostiene di più, ma, sempre se ho capito bene, lo studente tra i 14 e i 18 anni si specializza molto. Questo fa sì che, in qualche modo, possa restringere i suoi interessi ad un determinato campo (storico, linguistico, scientifico, matematico e così via). Se è uno studente “math & science oriented” può scegliere tre materie scientifiche. Se è più un “liberal arts student” può portare un trittico di materie umanistiche, e via dicendo.

Nell’IB invece si portano sino alla fine 6 materie, che devono essere scelte tra sei diverse aree (lingua, seconda lingua, scienze sociali, scienze sperimentali, matematica, arti figurative). Bisogna inoltre sostenere un essay di “teoria della conoscenza”.

Dunque, l’IB comprende per forza un programma più ampio, mentre il sistema britannico dell’A level, ti consente, se vuoi, di restringere l’area di studio, anche se questo influenzerà la tua formazione e limiterà l’accesso a determinati corsi di laurea.

Pertanto, da quello che ho avuto modo di capire, la scelta tra IB e A level quindi, a parità di capacità linguistiche e di apprendimento dello studente, dipende dalla volontà o meno di specializzarsi già a 16 anni concentrandosi al massimo su ciò che si ritiene sarà la propria strada professionale, oppure mantenere una varietà formativa (anche per cultura personale), con il rischio però di affaticarsi e non riuscire ad ottenere i voti sufficientemente alti per accedere alle prestigiose e molto selettive università inglesi o americane.

Insomma, la sensazione è questa, che chi è un ottimo studente in tutte le materie farà bene in entrambi i sistemi, ma chi invece è bravo ma sbilanciato verso una determinata area (ad esempio il classico umanista che non ha il pallino della matematica) può ottenere voti più alti seguendo la strada degli A levels, dunque specializzandosi nelle sue materie “forti”. 

Aggiungo un’altra considerazione, del tutto personale. La scelta della specializzazione è vincente solo se si hanno le idee chiare su cosa fare “dopo”. Se lo studente ha già chiaro in mente che vorrà studiare medicina, o scienze o matematica, ingegneria, bene, ma se ha ancora le idee poco chiare è meglio che abbia una formazione più ampia.

Tutti questi ragionamenti valgono per lo studente di una scuola internazionale che voglia proseguire gli studi all’estero. Ma, come è bene noto, le scuole internazionali costano e non sono, quindi, per tutti.

 

Ma chi fa un liceo italiano e volesse continuare gli studi in Inghilterra invece di fare l’università italiana, cosa può fare?

In realtà anche chi viene dal liceo italiano può decidere di terminare i propri studi all’estero, trasferendosi in una boarding school inglese negli ultimi due anni di liceo e sostenendo gli esami lì.  Società e consulenti offrono aiuto alle famiglie che vogliano intraprendere questa (non meno costosa, ma forse più formativa) avventura. Tra le società che offrono consulenza in questo campo vi sono annoall’estero.it ed educationalconsultants.it

Inoltre, anche senza terminare l’anno scolastico in Inghilterra, gli studenti italiani possono accedere a determinate condizioni alle università inglesi. Quali sono queste condizioni? Per saperlo basta partire dal sito dell’UCAS.

E se qualcuno ha fatto questa esperienza, da studente o da genitore, spero la voglia narrare ad educazioneglobale!

 

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Comments

  1. Ciao a tutte/i,

    mi inserisco nel dibattito perché anche io ho un figlio di 6 anni che sto crescendo bilingue (io sono madrelingua inglese) e conosco personalmente alcune persone che lavorano o hanno lavorato in una scuola internazionale (nell’equivalente della primaria) e vi posso dire che:

    – la prima cosa che queste scuole considerano, nell’assumere un insegnante, è il fatto di essere madrelingua (più ne hanno e meglio si presentano) tant’è che ho amiche ingelsi/americane che vi insegnano…italiano!!!! D’altronde, l’italiano è insegnato come lingua secondaria, esattamente come nelle scuole italiane l’inglese, seconda lingua, viene spesso insegnato da italiani laureati in lingue o simili;

    – i bambini che le frequentano sono:

    bimbi stranieri i cui genitori viaggiono e hanno bisogno di un tipo di scuola che possono facilmente ritrovare anche in altri paesi, se si devono trasferire. Questi non sono per niente interessati alla didattica perché tanto non hanno altre scelte (non possono mettere i figli nel sistema scolastico del paese in cui sono, Italia, Spagna o altro) perché hanno bisogno di qualcosa che possono ritrovare altrove.

    bimbi italiani i cui genitori possono pagare le rette senza troppi problemi e le scelgono perché un po’ elitarie, per distinguersi, ma non sono interessati più di tanto alla didattica perché in ogni caso hanno risorse per far poi in futuro frequentare ai figli scuole/università costose (di qualità o meno, a seconda se i figli sono più o meno bravi) e/o in ogni caso hanno diverse scelte/possibilità lavorative per il futuro dei propri figli. Una mamma una volta mi disse “Ah, a me non importa cosa insegnano, l’importante è che insegnano qualcosa”

    bimbi italiani di famiglie “normali” che fanno grandi sacrifici per mandarli lì sperando che così possano andare in buone università. Ma so che alcunbne università ottime inglesi o americane, per esempio, hanno i loro test interni di ammissione in cui il voto e il tipo di diploma non conta molto (in Italia so per certo che la Normale di Pisa, che mi dicono essere molto buona, non considera in nessun modo il voto di diploma/maturità, di qualunque tipo…non conta nulla. Anche Oxford e Cambridge fanno i test). E comunque, se alla maggioranza dei genitori i programmi interessano poco, non è che si possa fare più di tanto…

    – molti insegnanti di queste scuole arrivano lì per seconda scelta (spesso sono le mogli di persone che hanno trovato lavoro in città italiane e dopo qualche anno passato ad organizzarsi con la famiglia e conoscere la città, decidono di tornare al lavoro…e a quel punto, senza esperienza, sfruttano il loro inglese andando ad insegnare in queste scuole…tanto, i programmi sono piuttosto semplici. Certo, almeno un qualche BA/BS ce l’hanno, ma il tipo conta poco, conta l’inglese)

    Nessun inglese/americano che sceglie davvero l’insegnamento come professione viene di suo in una scuola in Italia o Francia o Spagna,…se è lì, è perchè si trova per altri motivi in quei paesi.

    Questo è solo un mio personale parere legato a esperienze conosciute. Scusate gli errori di grammatica. Grazie

    1. Cara Fanny, non riconosco nella tua descrizione sulle motivazioni degli insegnanti che porti quella che è la mia esperienza. Peraltro non è chiaro a quale città ti riferisci.

      A me risulta, almeno per l’unica scuola inglese che conosco direttamente, che gli insegnanti non siano mogli (o spouse in genere) di gente che sta in Italia e quindi si accontenta come second-best di fare l’insegnante.

      Siccome la paga dell’insegnante nelle scuole internazionali è significativamente più elevata di quella in patria, esiste un mercato piuttosto dinamico di insegnanti che sceglie la carriera internazionale. Peraltro, tutti gli insegnanti che ho conosciuto hanno l’abilitazione all’insegnamento, che è una credenziale accademica post-laurea, in quanto la scuola in questione è riconosciuta dal governo inglese. Questo vale sia per la scuola primaria che per il sixth form.

  2. Ciao Fanny, ci completi il tuo intervento raccontandoci le scelte che stai facendo per il bilinguismo di tuo figlio? Mi sembra che la tua potrebbe essere una testimonianza interessante: da un lato, le due lingue le hai in casa, dall’altro, mi par di poter dire, ti rimane il problema di sviluppare la lettoscrittura, oltre che di indirizzarsi verso dati contenuti. Grazie!

    1. Buongiorno Francesco,

      sì, certo, scusate, ho dimenticato questa parte.

      Io il bilinguismo cerco di coltivarlo parlando a mio figlio sempre in inglese e arricchendo con TV (cartoni) e libri inglesi (ogni tanto, anche se lo che non si deve, qualche app su tablet in inglese…).

      Per imparare a leggere e scrivere sono ancora all’inizio e per ora, oltre a quello che fanno a scuola (per motivi di costi/spostamenti/miei orari di lavoro ho scelto una scuola privata bilingue molto valida dal punto di vista dei programmi in generale tipo matematica, storia, italiano, etc che però definirei meglio, come ho letto da qualche parte ” ad inglese rinforsato” …fanno circa 8 ore a settimana di inglese con madrelingua per la grammatica/lettura/conversazione più una materia a scelta, che cambia ogni anno, un po’ in inglese e un po’ in italiano – tipo matematica il primo anno, scienze il secondo, etc. Qualche argomento più semplice viene spiegato direttamente in inglese, e qualche altro più complicato viene spiegato in italiano (per mantenere comunque il programma originario e non dover fare una selezione degli argomenti in base alla difficoltà di speigazione), poi le cose vengono ovvio un po’ integrate/compensate tra le due insegnanti per essere sicuri, come dire, che i bambini capiscono bene i concetti della materia).

      La scuola fa il programma italiano (no UK o altro perché non c’erano, o erano fatti in scuole che come ho appunto detto non mi convincevano…avevano prevalentemente un buon inglese ma poco di più).

      Io a casa integro la lettura con libri dell’ORT e la scrittura con schede/materiali che o prendo su internet in siti UK per scuole inglese o a volte che mi passa l’insegnante di mio figlio, lei a volte ha molto materiale che però non riesce a fare tutto nelle ore scolastiche, anche perché ci sono bimbi italiani che, come dire, vanno un po’ più piano.

      In ogni caso, le spiegazioni base ci sono, poi sta al genitore fare, per esempio, dei dettati in più in inglese (o in italiano, a seconda) per migliorare il livello del proprio figlio.

      Ci sono genitori inglesi che curano più la scrittura inglese di genitori italiani (quindi i bimbi EN sono più precisi e veloci e fanno meno errori di spelling dei bimbi IT), altri genitori IT curano di più la scrittura IT (quindi i loro figli sanno meglio le parole irregolari tipo quelle con la gn, la c o la q, la c o la g, rispetto ai bimbi EN) altri ancora (ma non so come fanno!) curano entrambe e i bimbi effettivamente sono ben messi con la scrittura in entrambe le lingue…ma magari forse sono solo bimbi più capaci, non so.

      La scuola non può dare tutto, a qualcosa occorre rinunicare in ogni scelta, e io non me la sono sentita di investire solo sull’inglese se il resto intorno era un po’ di qualità non tanto buona.

      Ma forse è diverso per chi è italiano e non ha modo, come me, di compensare con l’inglese (io avrei invece forse bisogno di compensare con l’italiano, ma questa è un altra storia e ormai non sono più così “giovane”).

      A presto

  3. Ciao Fanny, parlo anch’io per esperienza diretta come Francesco100 ovvero della scuola frequentata dai miei pargoli:
    – gli insegnanti di italiano o delle materie in italiano sono italiani e con buoni curriculum , sembrano tra l’altro essere ottimi insegnanti.
    – gli alunni stranieri non sono molti ma tutto sembra tranne che i genitori non siano interessati alla didattica, al contrario sono molto interessati e interagiscono moltissimo con la scuola che tra l’altro offre corsi di sostegno di italiano per gli stranieri e di inglese per gli italiani oltre a tutta una serie di corsi extra in entrambe le lingue.
    – i genitori delle classi cosiddette “elitarie” nella maggior parte dei casi sono molto interessati alla didattica e molto informati sulle prospettive, vantaggi e svantaggi della scuola. Spesso , almeno nel contesto dove frequentano i miei figli sono titolari di aziende o dirigenti o tecnici o professionisti che a loro volta hanno frequentato licei e università italiane di livello per cui sono MOLTO esigenti e spesso integrano con ragazze alla pari inglesi o baby-sitter o insegnanti dopo scuola. Pensare che le “elite” siano rappresentate solo da un certo stereotipo mi sembra abbastanza fuorviante. Per inciso In questa zona ci sono una miriade di aziende piccole e grandi che esportano in tutto il mondo e spesso i genitori di chi vi lavora o ne è proprietario è molto consapevole che la sfida per lo sviluppo delle aziende e il futuro dei loro figli si gioca anche sull’educazione dei loro figli .
    – sulle famiglie normali che sono moltissime e soprattutto sulla possibilità di accedere a scuole di un certo livello all’estero credo che quanto detto da Francesco100 e Francesco S. sia già esaustivo dell’argomento. Trovo a scuola molto forte il dibattito tra i genitori dove far continuare i figli dopo le medie : se alle scuole italiane o proseguire con IB. La scuola tra l’altro in base ai colloqui con i genitori delle classi anno per anno per così dire “tara” la didattica in base alle aspettative. Comunque sia al quinto anno di elementari che alla fine delle medie fanno fare l’esame statale per conseguire il titolo italiano (tra altro con ottimi risultati)
    – infine gli insegnati inglesi, la quasi totalità sono madrelingua che fanno di mestiere gli insegnanti, quasi nessuno è in Italia per altre ragioni, ci sono sia insegnanti maschi che femmine , molti sono giovani ( al contrario delle scuole italiane dove spesso sono mediamente anzianotti) e una certa percentuale trascorre qualche anno in Italia per poi spostarsi in altri paesi o scuole.

  4. Ahhhhh…la scuola che “tara” la didattica in base alle aspettative dei genitori…si salvi chi può!!!!

    1. tarare è la cosa più intelligente che le scuole possano fare. Nella mia, tarano in questo modo. Non c’è nessuno che vuole fare latino? Bene, non ci sono classi di latino. C’è una forte domanda di musica? ok, ecco che assumono dei top insegnanti di musica (un phd a cambridge in musicologia tra gli insegnanti più giovani, un famoso autore di musiche tra i più anziani, molti istruttori di strumenti vari che spingono per gli esami ABRSM, livello conservatorio, etc.) e aumentano le collaborazioni con altre scuole (nel caso in questione Vienna e Auditorium).

      I genitori, o i ragazzi, spingono per la matematica? Ecco che preparano i ragazzi interessati per le olimpiadi di matematica, che richiede extra tempo da parte degli insegnanti. I genitori vogliono aumentare le prospettive di ammissione a medicina o a oxbridge? Ci si attrezza. E così via.

      I genitori sono scontenti? Qualche insegnante deve andare.

  5. Ah beh…se è così, come ho fatto a non pensarci!

    E’ statisticamente provato che in una classe, o meglio addirittura in una scuola, si ritrovino genitori e studenti illuminati che “spingono” tutti verso obiettivi comuni del calibro delle olimpiadi di matematica, dei i test di medicina o delle ammissioni al MIT…averlo saputo prima.

    La realtà, secondo me, come spesso accade in tutti i gruppi, è che c’è chi vorrebbe fare tutto e chi l’opposto di tutto… e quindi qualcuno spingerà per le olimpiadi di matematica, ma qualcun altro per l’aramaico antico, chi darebbe grande spazio al CAS (creatività, attività e servizio o qualche altra inutilità simile che non ricordo bene) chi vorrebbe fare un approfondimento sui frattali, chi urla di più chi si accontenta di meno.

    Io ho avuto difficoltà a trovare accordo su una gita scolastica di un giorno per bambini della materna, e dovrei credere che gruppi di genitori auto-gestiscano in maniera illuminata una scuola? Non so se ridere o piangere…

    La scuola farà quel che potrà, un colpo al cerchio e uno alla botte, cercando di salvare capra, cavoli e rette.

    E poi, a scuola gradirei che i bambini/ragazzi (perché io sto sempre considerando la fascia dai 6 anni in su, non solo quella 16-18 per la quale certi discorsi potrebbero effettivamente essere diversi) facessero scuola, non collaborazioni musicali con conservatori austriaci o tedeschi o gli esami del conservatorio, perché altrimenti li avrei iscritti direttamente al conservatorio, non pare?

    E dato che le eccellenze non si improvvisano, non è che semplicemente perché i genitori vogliono qualcosa ci si attrezza e via in quattro e quattr’otto: ecco che oggi con una telefonata arriva il top insegnante di musica, dopodomani è pronto il progetto di collaborazione e scambio con Princeton e per l’anno prossimo parte il corso intensivo di preparazione al Certamen Augusteum Taurinense. Per poi stravolgere tutto dopo 18 mesi perché i genitori “spingono” per altro.

    Io ci ho messo qualche mese a trovare una nanny che rispettasse 4 requisiti in croce, e queste scuole, non propriamente localizzate in centro a Londra o nella City, attirerebbero così velocemente e a richiesta tutte queste eccellenze?

    Può essere.

    Chapeau se ci riescono.

    1. non ho mica scritto che è facile. Eccerto che ci vuole flessibilità, se quella non c’è allora nisba.
      Nel tuo commento c’è qualcosa che tradisce il fatto che sei vittima della situazione attuale. E’ vero, se vuoi, e puoi, allora decidi di mandare tuo figlio al conservatorio. Appunto, se c’è un conservatorio. E perché deve andare al conservatorio, quando potrebbe fare quello che serve all’interno delle mura scolastiche? Ora fattorizza tutte le altre istanze simili: sport, arte, scienze etc. in cui gli studenti, o i genitori, devono trovare, se ne sono capaci e consapevoli, le alternative extracurriculari o che integrano il curriculum.

      Il CAS è una cosa inutile? Certo. Non meno però della gita scolastica, della visita al museo, della festa di carnevale, dell’ora di religione etc. Solo che il CAS (e simili) devi concretamente fare qualcosa. Non parlarne.

      Cosa vogliono i genitori. Certo, ci sono genitori che non sanno quello che vogliono, o vogliono le cose, che per noi, non sono adatte per i ns figli. E’ un fatto culturale. Ed anche di fortuna. Però la fortuna non va sfidata troppo spesso.

  6. Cara Vale, visto che entrare nelle scuole superiori IB della zona è difficile e gli esami sono tosti allora la scuola soprattutto alle medie “tara” i corsi extra e il resto con il preciso intento di favorire l’ingresso a chi poi desidera seguire quella strada. In altri anni mi dicono ci fosse meno o poco interesse a proseguire con IB allora la scuola si “tarava” in altro modo. Mi sembra un atteggiamento intelligente che non vuol dire stravolgere la didattica.

  7. Bene, allora io semplicemente non voglio che il futuro dei miei figli dipenda dalle “mode” passeggere del momento (ora c’è interesse per la scuola IB, la scuola media si “tara” per questo, io iscrivo mio figlio speranzosa, alla primaria e poi alla secondaria per fare un percorso un minimo continuativo e poi, dopo un po’, cambiano gli interessi – degli altri, non i miei – e la scuola deve “ritararsi” in corsa, e io che faccio?Passo il mio tempo a litigare con la scuola? con gli altri genitori?). Per carità.

    Non ho detto che l’atteggiamento non sia in linea teorica intelligente, penso soltanto che la sua applicazione pratica porti a risultati mediocri: un po’ perché appunto non è facile “inseguire” e “accaparrarsi” le eccellenze da proporre, un po’ perché mediamente le eccellenze non coinvolgono la maggioranza, un po’ perché gli adattamenti continui richiedono tempo, ci sono sempre dei “transitori” iniziali che portano alla stabilizzazione, e se io cambio contunuamente (o con una certa frequenza) il target su cui stabilizzarmi, perderò un sacco di tempo nei continui transitori su e giù da un target all’altro…in parole povere, i giorni passano mentre si aspetta di definire di volta in volta i dettagli del tal progetto o del tal’altro percorso, e poi arrivano le vacanze, e arrivederci all’anno prossimo. E così di anno in anno.

    E poi, in ogni caso, come si dice…ad ciascuno il proprio mestiere…il conservatorio insegni la musica, la piscina il nuoto, i centri sportivi si dedichino agli altri sport, le babysitter/insegnati madrelingua curino l’inglese, ai musei si vada per apprezzare quadri e sculture…e la scuola, si occupi di insegnare a leggere, a scrivere e a far di conto, che ne ha già a sufficienza a voler fare bene queste cose.

    Contando che poi alla scuola tocca in realtà anche insegnare la fisica e le scienze, la storia e la filosofia, l’economia o il diritto etc., e considerando infine che a scuola ci si resta dalle 30 alle 40 ore a settimana e non di più, solitamente, mi pare evidente che non sia possibile fare tutto. Se da una parte aggiungo, toglierò altrove.

    E sinceramente, ribadisco, dal lunedì al venerdì nella fascia oraria media 8:30-16:30 io voglio che i miei bambini facciano scuola (nel tardo pomeriggio, nel presera, nei weekend, di notte, se vorrò, li porterò a lezione di musica, a scuola di ballo, al corso di pittura rupestre). Forse sono solo fortunata perché ho il tempo e i modi di curare queste attività extra-scolastiche da sola senza aver bisogno che sia la scuola ad occuparsi di tutto, non so.

    Se altri preferiscono che nell’orario scolastico si faccia concretamente il CAS, la visita al museo e la festa di Halloween, non ho nulla da obiettare, si possono avere priorità diverse: l’importante è saperlo, capirsi e scegliere di conseguenza.

    Cari saluti a tutti e grazie per lo scambio di idee che mi ha aperto una porta su un mondo di cui conoscevo tutto sommato poco.

  8. Mah!, sui risultati mediocri come dice Francesco S. chi vivrà vedrà, e dai risultati accademici dei ragazzi usciti in tanti anni dalla scuola il futuro mi fa ben sperare, ma non ho certezze in mano. Credo che una “taratura” sia inevitabile anche nelle scuole pubbliche visto che programmi e modi di affrontarli dipendono tantissimo dagli insegnanti che si hanno. Del resto l’alternativa che avevo per i miei figli erano le medie statali al mio paese con una situazione per certi versi preoccupante con episodi da film dell’orrore. Nella mia carriera scolastica, tutta in scuole pubbliche, liceo pubblico e università ( in scuole molto quotate nel Nord-est italiano) quello che davvero ho imparato dalla scuola pubblica italiana è stata “l’arte di arrangiarsi”. Quattro maestre alle elementari (cambiavano ogni anno), medie con professore di italiano-storia-geografia che faceva solo storia e parlava solo di politica, liceo molto serio e duro che però nei primi anni mandava gli alunni dei paesi di periferia nelle ultime sezioni con professori spesso assolutamente impreparati. Infine l’Università, e potrei scriverci un libro su quello che ho trovato. Il primo anno in 400 su aule di 200 persone con sveglia alle 4 per poter seguire Analisi. Parliamo del ricco Nord-est. Forse oggi le cose sono cambiate almeno all’Università, ma potendo confrontare la mia storia con quella dei miei cugini (stranieri) preferisco puntare sulla scuola internazionale a costo di grandi sacrifici.

  9. E infine, non secondario i miei figli sono FELICI di andare a scuola, non vedono l’ora come tutti i loro compagni. Sono Interessati, vogliono conoscere , si sentono coinvolti ed è davvero una bella sensazione vederli così. Cosa che nei loro coetanei e amici che frequentano le scuole pubbliche non vedo, anzi. Magari da altre parti è diverso e tutto sommato a me con la scuola pubblica è andata molto bene, ma forse oggi quel percorso non basta più.

  10. Buongiorno,

    innanzitutto molto interessante la discussione sopra, anche se ancora non ho figli. Potrebbe aiutarmi in un futuro, siccome penso di non trascorrerlo in Italia. Da circa 5 anni a questa parte mi sono trasferito in Australia, dove sto lavorando come Software developer. Ho lavorato in quel campo da quando ho finito la scuola italiana che, purtroppo, ho deciso di lasciare con una qualifica ottenuta al 3 anno di superiori (Istituto professionale).
    Ora, nonostante non abbia avuto problemi particolari a trovare lavoro sia in Italia che in Australia, nonostante la lingua e la “non sufficienza” dei titoli di studio (forse il diploma lo è?), vorrei rimettermi in gioco con lo studio, completare gli ultimi 2 anni di superiori, ottenere il diploma e iscrivermi all’università. Sono circa 10 anni che ho lasciato lo studio, ma sento di potercela fare. Per quanto difficile possa essere, la volontà è tutto.
    Io purtroppo vivo ancora in Australia, anche se molto probabilmente mi sposterò nuovamente in Europa alla fine dell’anno prossimo, e di conseguenza mi risulta difficile ottenere la maturità da privatista o con i corsi serali. Inoltre mi piacerebbe moltissimo finire gli ultimi 2 anni in inglese e tentare di poter eseguire ulteriori studi in inglese.
    Leggendo l’articolo e i commenti sopra, mi chiedevo: è possibile, nella mia situazione, conseguire un IB o tot. materie A Level e ottenere così l’ammissione all’università, dato che comunque ho già completato i primi 3 anni di superiori? Se dovessi scegliere di tentare con gli A Level, siccome mi sembra di aver capito essere più specifici al corso di laurea scelto (nel mio caso ingegneria informatica, software engineering o computer science), dovrei ripartire da capo con un GSCE o potrei semplicemente conseguire 3 materie A Level inerenti, appunto, al mio corso di studi?

    Grazie mille per chi saprà illuminarmi!

    Gab

    1. Gabriele, la tua richiesta non è chiara negli specifics, ma se ho inteso bene, il tuo obiettivo è quello di iscriverti ad una università inglese tenuto conto delle tue attuale academic credentials che consiste nel diploma triennale di un istituto professionale.

      Non credo sia necessario sostenere degli A level o l’IB per accedere ad una università inglese. Certo, quella è la strada maestra per accedere a una università, ma il sistema permette di tener conto anche di esperienze extra-accademiche. Una possibilità è quella di applicare attraverso il sistema ucas. Siccome hai un diploma non inglese ed esperienze extra scolastiche potresti non raggiungere il minimo dei punti ucas per farti accettare da una università ex politecnica. Ovviamente è fuori discussione l’accesso a università come Durham, Manchester etc.
      Dovresti cercare informazioni presso università alle università metropolitane. Bath ha un programma per mature students.

      Un’altra alternativa, visto che starai fino all’anno prossimo in Australia, è The Open University. Non prevede formal requirements. Non è necessario seguire tutto il corso di B.A., cosa che potrai comunque fare, ma puoi acquisire credits che potranno fare punti per essere ammesso poi ad una università tradizionale. Ad esempio University of Bath considera equivalente al diploma 120 credits ottenuti da The Open University, che sono due corsi standard di quella università online, anche nel campo del Computer Science, o di altri che possono interessare. Per darti un altro parametro, 120 crediti sono quasi un corso Higher Level dell’IB. Per ampliare le possibilità di scelta futura, normalmente è consigliabile fare un corso di matematica e uno di inglese, ma con due corsi standard di IT te la potrai cavare benissimo lo stesso.

      1. Ciao Francesco,

        grazie mille per il tuo commento. Chiedevo a riguardo degli A Level o IB come sostitutivo del diploma di maturità in Italia, non avendo tempo a disposizione per farla da privatista, dato che sono ancora in Australia.

        Comunque alla fine ho deciso di provare con Open University e mi iscriverò ad Ottobre ad il corso di Computing and IT. È un Bsc con Honours di 3 anni, se studio a 120 crediti l’anno. Ho visto tutte buone reviews sull’università e sembra sia abbastanza riconosciuta in tutto il mondo e da futuri employers.
        Mi sembri molto informato a riguardo, cosa ne pensi?

        Grazie mille e buona giornata,

        Gabriele

        1. The Open University è una buona soluzione. Conosco persone che l’hanno “frequentata”, e ne erano soddisfatte. Molto utile per chi vuole procedere con transizioni di carriera, o rafforzare le proprie chance con credenziali accademiche aggiuntive senza dover lasciare il proprio lavoro, con tutte le conseguenze finanziarie e familiari connesse che tali decisioni comportano.

          1. Si tutti ne parlano bene, sono contento che anche tu mi dai feedback positivo.
            Grazie per l’aiuto.

            Buona giornata,
            Gab

  11. Perché liceo italiano + 2 A levels da privatista “no way” mentre 5-6 A level si possono/riescono a sostenere?

    1. Alberto, avevo scritto il perché subito dopo il “no way” e cioé :

      “Due A* + llceo italiano? No way. Il No way deriva dal fatto che il metodo è completamente differente dal nostrano. Se non è integrato con la scuola non si può fare. Non si può arronzare nello studio né impapocchiare l’esaminatore.”

      Facciamo l’esempio di biologia A-level. Nel salotto, o cameretta, devi impiantare un lab, comprare prodotti, fare esperimenti e scrivere diversi lab report (che sono minimaper di due/tre pagine) tutto ciò in preparazione dell’esame standardizzato che assume che quelle cose le hai fatte (alcune domande sono comprensibili solo se effettivamente hai fatto delle cose. Non è teoria da mandare giù a memoria). Il corso è più impegnativo del primo corso di biologia dell’università italiana. Certo lo si può fare da autodidatta, senza assistenza alcuna, però se lo studente ha tanta forza di volontà e motivazione. E prendere pure A*. Infatti, A* in una materia è in media attribuito a circa l’8% dei candati. La quota scende se si considerano due A*, e ancora meno se tre A*, e così via. Il 20% non ottiene un voto utile (A-C) in una specifica materia. Non è una cosa che si improvvisa.

      I 4-6 A-level, si possono sostenere invece se sei inserito in un sistema che è stato disegnato per quello, anche se fai homeschooling. In England il minimum requirement è di 3 A-level (a prescindere dal voto), pertanto coloro che ne fanno 4-6 si sono autoselezionati pensando di avere le caratteristiche giuste di forza di volontà e motivazione. Parecchi infatti abbandonano o non ottengono quello che si aspettano.

      In conclusione, per chi pensa di poter fare liceo+ due A level bisogna ricordare il detto “chi troppo vuole nulla stringe. Pensare che sia realistico prendere pure il massimo dei voti, cioé A* nelle due materie non è realistico, è un “no way”.

  12. Francesco, che ne pensi invece dell’ipotesi di fare le superiori italiani fino al terzo anno, fare un anno come exchange student nel primo della sixth form (AS levels) e, se va bene, rimanere là anche il secondo anno (A levels)?
    Vacci piano con i fischi e i Buuuh!

    Ama

    1. Ama, dipende dall’obiettivo. Se l’obiettivo è quello di apprendere l’inglese in modo fluente, ritengo l’anno all’estero una ottima soluzione. Anziché al terzo anno sarebbe tuttavia preferibile, secondo me, il secondo anno di liceo all’estero (i licei durano quattro anni e si esce a 18), in modo da allinearsi con i coetanei e concludere il biennio a casa.

      1. Condivido il ragionamento , mi sfugge però un passaggio: i nostri licei sono quinquennali; come sì fa a diplomarsi in quattro anni concludendo qui in Italia ? ovvero, non nego sia possibile, ma qual è lo strumento? grazie!

        1. I licei italiani sono quinquennali, e da quello non si scappa, salvo la possibilità di saltare un anno da privatista.

          Suggerisco il secondo anno, in quanto esso serve ad acclimatare il ragazzo. Allora, se l’obiettivo è l’inglese, allora un anno vale l’altro, però più si è giovani meglio è (un anno a 15 vale più di un anno a 17 in termini di output, cioé inglese).

          Però avevo in mente per Ama la possibilità di rimanere per continuare fino all’università, come pareva dal suo commento. Allora andare al terzo anno inglese, che è il penultimo, vuol dire entrare per studiare gli A level quando si è ancora con la testa italiana. Il secondo anno (che sarebbe l’ultimo GCSE) farebbe prima acclimatare il ragazzo, che poi entrerebbe a pieno regime, se sceglie di rimanre, per gli A-level in modo da otterene il massimo potenziale al fine di aumentare le possibilità di approdare all’università e al corso che desidera. Il 10% degli studenti che prendono tre A-level con voto ABB o superiore (ABB+) non riesce ad essere ammesso in nessuna università. La spiegazione è semplice e la tralascio, ma è per evidenziare il fatto che bisogno posizionarsi nel modo migliore, e quindi non crearsi da soli handicap che potevano essere evitati con un poco di pianificazione. Capisco che tre anni possono essere finanziariamente pesanti, ma il punto è che quando si vogliono avere più strade aperte, quasta flessibilità ha un costo in termini di tempo, energie e soldi da dedicare.

          In conclusione, meglio un anno prima che un anno dopo se l’obiettivo è l’inglese, ma anche per sfruttare al meglio gli Alevel. Se poi quella scuola italiana ha già una tradizione consolidata per cui solo al quarto anno si va fuori e dalla quale non si può deviare, allora l’algoritmo ha tolto già alcune incognite e la soluzione ottimale diviene più semplice anche se inferiore a quella ottenibile altrimenti.

          1. Caro Francesco100, la tua riflessione sull’andare in altro ambito accademico con la testa italiana è legittima.
            Spero che nel giro di qualche anno la situazione diventi meno rigida circa la mobilità degli studenti. Quella del 4° al momento è la prassi consolidata.

            Grazie per l’interessamento.

            Ama

  13. Cari Franceschi, grazie per la pronta risposta.
    La mia ipotesi era di continuare in Inghilterra anche l’università rinunciando alla maturità italiana. Lo scopo era quello.
    Stiamo parlando di ragazzi in grado di studiare in inglese e dotati di determinazione et autodisciplina.
    Se invece, nel corso del primo anno non c’è né adattamento né entusiasmo, e soprattutto non ci sono risultati, rimane la possibilità di rientrare in Italia e riprendere il percorso come fanno di solito gli exchange students.
    Sono d’accordo che sarebbe meglio partire al 3° anno, ma qui i programmi prevedono il 4° e c’è tutto un protocollo di reinserimento concordato con i prof, ormai tarati sul 4°.

    Voi mi chiederete perché a fronte di un progetto simile, non si va dritti alle scuole internazionali da subito.
    Come dice Elisabetta, c’è un complesso algoritmo da sviluppare….

    Buona giornata. Ama

  14. Salve,
    sono una mamma di una ragazza di 17 anni che frequenta il liceo classico a Roma, al terzo anno.
    Con la famiglia vogliamo trasferirci a Londra e l’unico problema che riscontriamo tra tutti i componenti è lei, in quanto non ha conseguito il diploma e non sappiamo cosa dovremmo fare. Dall’unica persona che ci ha dato risposte concrete ne abbiamo ricavato che dovrebbe frequentare l’A-level.
    Leggendo l’articolo, e vi ringrazio per le utili informazioni, ha capito di non aver bisogno della maturità per entrarne a far parte ma solo un test in inglese, correggetemi se sbaglio. La mia domanda è riguardo ai debiti in realtà, poiché riscontra dei problemi in alcune materie e ha il rischio di ricevere il debito e quindi di doverlo saldare a settembre. Questo anno fatto qui a Roma vale in Inghilterra? Partiremo a fine giugno e mia figlia frequenterà per due mesi un corso di inglese per poi fare un test che attesterà il suo livello nella lingua. A causa dei debiti potrebbe dover tornare a Roma a saldarli, la domanda è se conviene, poiché non capiamo se saldarli e quindi superare l’anno scolastico abbia o meno importanza per la scuola che frequenterà in Inghilterra.
    Grazie in anticipo per la risposta.
    Tutto quindi si incentra sul problema della bocciatura, se non salderà i debiti ci sarà questo problema. Lei si sta impegnando molto per cercare di recuperarli, ma chiedo nel caso e per avere delle risposte più chiare.

    1. Wanda, la domanda non è chiara, ad esempio, “ha capito di non aver bisogno della maturità per entrarne a far parte ma solo un test in inglese, correggetemi se sbaglio”. Per entrare dove?

      Comunque, A-level o IB, le iscrizioni sono già chiuse da febbraio e ciò vuol dire cercare un posto tra le scuole meno ambite, che non è detto siano sotto casa. Avete individuato la scuola per il prox anno? Le migliori scuole, pubbliche o private, hanno sicuramente assegnato tutti i posti disponibili. La difficoltà è quella di trovare scuole che abbiano materie di interesse per la ragazza. Ad esempio, l’italiano seconda lingua, che non è frequente nelle scuole inglesi.

      Siccome la ragazza proviene dal classico, forse intende trovare anche corsi A level di Latino e Greco. Ahimé qui ci sono due problemi. (1) Non sono materie popolari, quindi è difficile trovare una scuola che abbia questa doppietta, quindi qui ci vuole flessibilità. (2) il greco e il latino, proprio perché indirizzati a una minoranza di studenti motivati e appassionati, sono più avanzati e accelerati rispetto a quanto viene svolto nei corsi in Italia, e potrebbe la ragazza avere difficoltà di inserimento.

      Per quanto riguarda le altre materie, anche lì il passaggio potrebbe essere traumatico. Le materie scientifiche (chimica, biologia e fisica) richiedono dei prerequisiti che la scuola italiana non fornisce nei primi tre anni di liceo classico. Però sono anche le più importanti per l’accesso all’università, nel senso che non sono prerequisiti, ma pesano molto nel processo di ammissione. Rimarrebbero le materie professionali, che non tutte le scuole hanno. Insomma, la priorità oggi è trovare una scuola disponibile ad accogliere la ragazza che abbia materie che siano confacenti alle sue aspettative.

      Per quanto riguarda il debito, ovvio che deve superare l’anno e colmare i debiti. Anche se forse un anno di acclimatamento potrebbe tornare utile.

      1. Salve, grazie per la pronta risposta.
        Per quanto riguarda la perplessità su quanto scritto, si intende per frequentare l’A-level. Hanno detto a mia figlia che per entrare ha bisogno di fare un test per attestare il suo livello linguistico, è vero? Era questo a cui mi riferivo.
        Dopodiché, per quanto riguarda Greco e Latino non ci sono problemi poiché non vuole continuarne gli studi se non per quanto riguarda la letteratura, quindi non come lingue, ma di questo si informerà poi.
        Non richiederebbe neanche corsi scentifici, i suoi interessi sono materie linguistiche come Tedesco e Francese, e altre come Letteratura Inglese, Psicologia e Storia dell’Arte. Certamente anche Italiano, per continuare quello che qui in Italia non potrà finire.
        Quando giungeremo lì faremo le nostre ricerche, mia figlia è disposta a muoversi tramite mezzi per raggiungere la scuola come dopotutto fa qui a Roma. La scuola comunque non è stata scelta se intende come sede e non come corso di studi, poiché stiamo anche cercando la casa ancora.
        Per anno di acclimatamento si intende perdere quest’anno o non frequentare lì la scuola? Perché recuperare il debito sarebbe un problema per il dover tornare a Roma e dover studiare la materia da recuperare in più al corso di inglese che frequenterà. Mio marito inoltre chiede se arrivare lì con l’aver finito il quinto ginnasio o il primo liceo abbia differenza.
        Mi scusi se non sono stata chiara nel spiegarle la situazione e grazie molte per le risposte alle mie domande.
        Se sarà strettamente necessario mia figlia salderà i debiti.

        1. a differenza dell’Italia dove esiste un indirizzo preciso di liceo linguistico, in UK le conoscenze linguistiche sono quasi un extracurricular. Non mi concentrerei troppo su A-level come Italiano, Francese e Tedesco, perché corre il rischio di essere considerata meno competitive quando farà domanda per una buona università magari proprio per accedere a un corso di lingue straniere. Scelta comunque difficile questa.

          Per quanto riguarda l’anno scolastico da completare, l’ammissione normalmente avviene sulla base degli anni completati nell’altro paese. E su questo decide la scuola, non un ministero (anche se esistono regole generali. Normalmente se l’anno non è completo si dà alla scuola una motivazione per tenerla un anno indietro. Cosa che non sarebbe sbagliata se l’inglese non è fluente. Il test di inglese l’avrebbero fatto anche se avesse avuto il passaporto inglese per verificare la necessità di sostegno linguistico e il livello di comprensione. Ora è la scuola ad accettare lo studente. Non capisco chi possa aver dato indicazioni se non avete ancora scelto la scuola.

          Sulla scelta della scuola. Normalmente un inglese avrebbe scelto prima la scuola e in base a quella avrebbe poi scelto dove abitare. Londra non è Roma o Milano. Si può passare anche un’ora in metro per andare da un posto all’altro.

          Come priorità consiglierei di scegliere subito scuole che abbiano ciò che interessa alla ragazza, verificare la disponibilità ad accettare la ragazza (ripeto le iscrizioni in questo periodo sono chiuse e si rimane con le scuole meno richieste, e ci sarà un motivo!), fermare il posto e cercare casa.

          Finire l’anno in corso senza debiti.

  15. Buongiorno,
    Sono lo zio di una bambina di 11 anni che sta frequentando la prima media inferiore,
    mia nipote,ha SEMPRE manifestato il desiderio di trasferirsi a Londra per frequentare l’universita’ dopo aver terminato il liceo linguistico qui in Italia,
    ora da qualche tempo vorrebbe addirittura trasferirsi a Londra al termine della scuola media inferiore per frequentare in Inghilterra anche il college e quindi dopo anche l’universita’.
    Consapevole del fatto che ad 11 anni non si hanno ancore le idee molto chiare su quello che si vuol fare nel proprio futuro,ma a prescindere da questo,esiste la possibilita’ di questa soluzione?
    Voglio dire,e’ possibile frequentare in Inghilterra quella che in Italia e’ chiamata “media superiore” ed in Inghilterra credo si chiami “college”, e dopo appunto la universita’,..o cio’ non e’ possibile per studenti cosi’ giovani?…
    Grazie infinite per una gentile risposta’
    saluti
    giuseppe

    1. tua nipote vuole inconsciamente o conscientemente andare in una “boarding school”, cioè scuole che danno vitto (board) e alloggio (room). I riferimenti popolari sono la scuola di Hogwarts di Harry Potter o Eton, scuola elitaria per eccellenza in Inghilterra dove hanno studiato vari primi ministri inglesi.

      Le boarding school prevedono che il ragazzo o la ragazza stia in una House, e sia seguita pastoralmente nei propri bisogni accademici e personali da un insegnante che vive in quella house, che normalmente è composta da diverse decine di ragazzi che passeranno insieme tutti i quattro anni dell’high school. Il termine college è usato per le scuole che hanno il sixth form, cioé gli ultimi due anni della scuola superiore in cui si studia per gli A-level. In america si chiamerebbero prep school. Tradizioni.

      Le boarding school sono costose, e le migliori prevedono un processo di ammissione con un test che si fa a 10 o a 11 anni che si chiama 10+ o 11+ per l’ammissione a 13-14 anni. Molte famiglie inglesi iniziano la preparazione dei propri figli per quel test diversi anni prima. Fa molta differenza andare in una scuola piuttosto che in un altro, una realtà che in Italia ignoriamo, ma che si applica anche in italia. In ogni caso, superato quel test (basato su matetatica e inglese) in base al punteggio si può aspirare ad accedere a quelle più selettive e prestigiose. Naturalmente non tutte sono così selettive o richiedono il 10+, e quindi il ventaglio di possibilità è ancora più ampio e variegato, così come ci sono boarding school che prendono ragazzi dagli 11 anni e anche prima.

      Comunque bisogna iniziare subito la ricerca e la verifica delle condizioni di accesso. Il costo è elevato, e supera abbondantemente i 30 mila euro all’anno.

      L’altra possibilità è quella di trovare una famiglia che ospiti la ragazza, ma per quattro anni mi pare difficile questa opzione. Non conosco casi concreti che abbiano seguito questa soluzione.

      Esistono boarding school anche in Italia anche se di ispirazione nordamericana (ad esempio a Roma vi è la St Stephen’s).

      1. Ciao francesco100,

        Scusami se approfitto ancora della tua gentilezza e competenza in materia,
        ma essendo molto interessato alla domanda svolta in precedenza ed alla quale tu hai risposto
        molto dettagliatamente,vorrei chiederti ulteriori chiarimenti.
        Partendo dal fatto che la cifra di OLTRE 30 mila Euro sarebbero per noi un ostacolo molto “impegnativo”, ho letto che in UK esistono anche degli “State Boarding School” che sarebbero Boarding School Statali,dove si paga soltanto per il “Boarding” in quanto l’istruzione e’ gratuita, e pertanto il costo da sostenere si riduce di circa la meta’.
        A queste scuole sono ammessi non solo i cittadini Britannici ma anche i cittadini provenienti dall’unione Europea.
        A questo punto ecco le domande che vorrei rivolgerti in base alle tue conoscenze:

        1) E’ vero quello che ho appena descritto, o cio’ non corrisponde al vero?
        2) E’ molto difficile avervi accesso?
        3) Sono scuole valide per la quale vale la pena sostenere un discreto sforzo finanziario?
        4) Alla fine di queste, gli studenti hanno le stesse chance di poter accedere alle universita’ o sono piu’ “prevenuti” nei confronti degli State Boarding School ?
        5) Anche per queste scuole necessita iniziare la preparazione ai test di immissione molto tempo in anticipo?

        Scusa per le tante domande ma come ti dicevo all’inizio sono molto interessato a questo problema,..grazie infinite in anticipo….

        ciao
        giuseppe

        PS,..Mi sono rivolto a francesco100 in quanto e’ stato colui che mi ha risposto precedentemente,..
        ma chi avesse conoscenze o esperienze personali in materia da condividere saranno accettate con piacere

        1. Giuseppe, a questa domanda posso risponderti genericamente anche io.
          Si, esistono State Boarding schools, che fanno anche parte di una associazione (http://www.sbsa.org.uk/).
          In queste scuole si pagano circa 12.000 sterline annue di boarding.
          Tuttavia, se calcoli il cambio con l’euro e magari ci aggiungi qualche volo per andare a trovare lo studente (studentessa, mi pareva in questo caso) ti chiedi se il gioco valga la candela e se, invece, non sia il caso, allo stesso prezzo o quasi, di entrare in una buona scuola britannica su suolo italiano (se vicina a casa) quanto meno per la fase iniziale (GCSE).
          Che io sappia, sono comunque selettive e ho letto che sono solo 35 in tutto il Regno Unito.
          Detto tutto ciò, so di un ragazzo che da un liceo italiano ha fatto il salto per gli ultimi due anni in una di queste scuole e so che non sapeva neanche benissimo l’inglese. Unica particolarità, pare fosse bravissimo (tutti 10…al liceo!). In classe in Italia pare si annoiasse.
          Per l’admission – procedura non facile – i genitori si rivolsero ad un “Educational Consultant”. A Roma e a Milano ve ne sono di seri. Non so quanto costino, immagino non poco.
          Per i primi passi, tuttavia, uno potrebbe rivolgersi al British Council della propria città.
          Lascio la parola a Francesco 100 (se ci legge) che forse è più documentato di me.
          Elisabetta

        2. Giuseppe, il link postato da Elisabetta dell’associazione delle State Boarding Schools è molto “spot on”. Non ho una esperienza diretta di queste scuole, nel senso che non ho conosciuto nessuno che sia andato in una di queste scuole statali con boarding.

          Da quello che ho capito questo scuole sono molto diverse tra loro e svolgono fini diversificati. Alcune sono scuole militari come la Nunziatella in Italia, altre sono rivolte a ragazzi con difficoltà di qualche tipo ma meritevoli, altre ancora sono normali scuole che hanno anche un numero di posti per boarders per ragazzi che non possono stare con i genitori (ad esempio, militari e diplomatici in località disagiate) etc..

          Il sistema inglese è molto meritocratico, in ogni caso molto di più di quello a cui siamo abituati in Italia. Il test di entrata è previsto pressoché sempre, ed è competitivo, cioé non è sufficiente soddisfare una soglia minima, ma bisogna posizionarsi meglio rispetto agli altri. La soglia di entrata dipende dalla domanda. Più studenti vogliono accedere a quella scuola, più alta sarà la soglia, e quindi più difficile l’ammissione.

          L’età di entrata è in media intorno ai 13 anni, ma ci sono casi di scuole che prendono prima e di altre che accettano anche dopo, se si verificano alcune condizioni (disponibilità di posti, ed elegibilità del candidato).

          Risolta la questione del test, dalle scuole che sono nella lista si deduce che: i posti sono pochi (ad esempio, 300 day school e 30 boarder), sono riservati a categorie speciali tra i quali in alcuni casi si fanno rientrare i cittadini UE. Tuttavia, dalle regole d’ammissione si danno preferenze a categorie che hanno a che fare con gli inglesi o che richiedono un legal guardian in UK, o una ragione che giustifichi il ricorso al board. In somma, i posti sono pochi, difficili da accedeervi e un italiano partirebbe con un handicap piuttosto significativo. E non potrebbe essere diversamente visto che le imposte per sostenere queste scuole sono pagate dai residenti in Inghilterra.

          Comunque tentar non nuoce, ma il processo lo vedo piuttosto difficoltoso.

          1. francesco100 ed Elisabetta Cassese

            grazie infinite per la vostra disponibilita’ e la vostra precisione
            avrei un ultima quesito da porrvi,…vi assicuro che e’ veramente l’ultimo’
            ed e’ questo,
            quale e’ la differenza effettiva,.. e quali sono le differenti chance alla fine del corso tra le:
            Consehervative School,
            Grammar School,
            Academy School

            grazie,
            ciao
            giuseppe

          2. Giuseppe,
            credo ti riferisca alla comprehensive school, che sono scuole pubbliche non selettive, cioè chi abita nella circoscrizione ha diritto a iscriversi.

            Le grammar school sono invece nomrmalmente intese come quelle selettive, cioé che devi fare un test per essere ammesso. Grammar school è però più un termine mutuato dalla tradizione. Scuole selettive possono essere anche scuole che non hanno la parola Grammar nel nome.

            Le Academy sono scuole specializzate, come da noi gli istituti tecnici o gli istituti d’arte. In alcuni casi è previsto un test d’ammissione.

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